Qualcosa sta cambiando nel sistema previdenziale italiano, a cominciare dalle pensioni. Il meccanismo della rivalutazione automatica delle pensioni è strettamente legato all’indice dei prezzi al consumo. Per il biennio 2023-2024, per i trattamenti pari o inferiori a quattro volte il minimo è stata applicata una rivalutazione pari al 100%, determinando un aumento dei trattamenti pari al 7,3%. 

L’inflazione sta di nuovo erodendo stipendi e pensioni, e nel di mezzo c’è la perequazione automatica che assicura un introito extra ai pensionati, ma diventa un peso per le casse pubbliche.  

Cosa accadrà nella Manovra finanziaria 2024? Il governo italiano dovrà ridurre le spese e racimolare un nuovi fondi intervenendo sulla scala della rivalutazione, ribaltando le carte in tavola trasformando il minor costo della rivalutazione in un’entrata.

Il vero problema è che, anche per il 2024, il sistema previdenziale potrebbe essere utilizzato per “fare cassa”. A chiudere il cerchio è l’assenza delle risorse da destinare al capitolo delle pensioni. Vediamo insieme le ultime previsioni sul sistema previdenziale.

Sistema previdenziale pensioni 2024

Per il 2024,  fiato corto per la riforma del sistema previdenziale e addio alla maggiore flessibilità in uscita.

Il governo italiano mostra ai lavoratori la parte fragile, fatta di debiti, industrie arenate e legata a un filo la fiducia dei mercati. Senza dimenticare che nel 2024 si andrà in pensione con i requisiti dettati dalla legge Fornero.

La “pensione di vecchiaia”, sarà erogata a domanda al compimento dei  67 anni d’età con 20 anni di contributi, mentre la “pensione anticipata”, sarà erogata a domanda al perfezionamento di 42 o 41 anni e 10 mesi di contributi, con una finestra mobile di tre mesi.

Verosimilmente, si attendono nuove deroghe sia per “Opzione donna” che per “Ape sociale”. Le donne hanno subito un cambiamento peggiorativo delle condizioni introdotte nella legge di Bilancio 2023.

Si attende l’estensione delle categorie degli aventi diritto all’anticipo pensionistico. Infine, si va verso alla riconferma dell’uscita con 41 anni di contributi e 62 anni di età (Quota 41), seppur la platea degli aventi diritto è tirata al minimo.  

 Cosa cambia per le pensioni?

Non basteranno i pochi interventi messi in cantiere, seppur tempestivi, per fermare le polemiche sull’indicizzazione delle pensioni e sull’assenza di misure adeguate a garantire un’uscita in linea con le esigenze dei lavoratori.

Va considerato che la legge di Bilancio prenderà corpo a novembre, ed è inevitabile che la stretta riguarderà le pensioni. Non solo. Il problema dell’aumento ridotto rispetto alle stime stringe il cerchio sulla rivalutazione al 100% applicata sugli assegni fino a 4 volte il trattamento minimo.

Non si tratta di una ricetta giusta elaborata al top, ma piuttosto di un meccanismo riproposto da almeno 20 anni, che prevede l’indicizzazione piena per i trattamenti minimi e la rivalutazione parziale dei trattamenti più modesti.

Possibile che il governo lasci l’indice dell’indicizzazione all’85%, ovvero tra il 4  e 5 volte il trattamento minimo, in questo modo non verrebbero applicate penali sui redditi base. Una previsione confermata in un articolo Today.it. Tuttavia, non possiamo pensare che salti il taglio, tutt’altro le previsioni portano a una sforbiciata di uno, due o tre punti percentuali.

La rivalutazione delle pensioni

Attualmente, i trattamenti superiori a quattro volte il minimo, sono stati rivalutati sulla base dei seguenti indici:

  • 85% per i trattamenti pari o inferiori a cinque volte il trattamento, con un aumento del 6,205%;
  • 53% per i trattamenti superiori a cinque volte o inferiori a sei volte il trattamento minimo, con un aumento del 3,869%;
  • 47% per i trattamenti superiori a sei volte o inferiori a otto volte il trattamento minimo, con aumento del 3,431%;
  • 37% per i trattamenti superiori a otto volte o inferiori a dieci volte il trattamento minimo INPS, con un aumento del 2,701%;
  • 32% per i trattamenti superiori a dieci volte il trattamento minimo, con un aumento del 2,336%.

L’assenza di interventi da parte del governo rimetterebbe in circolo i tagli previsti in base alle sei fasce. Diversamente, se venisse istituita una modifica sulle fasce o sulle percentuali di rivalutazioni, è possibile che si crei un’entrata da assorbire nella Manovra. Tuttavia, resta da considerare che eliminare la possibilità della rivalutazione automatica alla fascia medio alta dei pensionati produce una penalizzazione dovuta alla successiva rivalutazione.

In ogni modo, per ulteriori dettagli sulla rivalutazione automatica dei trattamenti e sulle nuove misure pensionistiche per il 2024, occorre attendere l’ufficialità della legge di Bilancio verso novembre 2023.