La tragedia avvenuta ieri a Mestre, in cui hanno perso la vita 21 persone cadendo dal cavalcavia Mestre – Marghera, ha rievocato uno dei momenti più drammatici per l’Irpinia e l’Italia intera: la morte di 40 persone precipitate dal cavalcavia lungo l’autostrada A16 sul viadotto Napoli-Canosa.
Il pullman è precipitato per oltre 15 metri prendendo fuoco durante l’impatto con il terreno.
A perdere la vita tra le 21 vittime, un neonato, un adolescente e oltre i 15 feriti ricoverati ieri negli ospedali di Mestre, Padova, Treviso, Mirano e Dolo.
Tra i primi ad accorrere sul luogo dell’incidente, il primo cittadino di Venezia Luigi Brugnaro, che ha proclamato il lutto cittadino e in tutto il Veneto oggi saranno esposte su invito del governatore Zaia, le bandiere a mezz’asta.
Numerosi i messaggi di cordoglio da parte della politica italiana ed estera, tra cui Stefano Bandecchi di Alternativa Popolare, il presidente francese Emmanuel Macron e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
Disastro Mestre, il tragico precedente di Avellino: quando nel 2013 morirono 40 persone: cosa è successo
Il 28 luglio del 2013, 40 persone persero la vita tragicamente precipitando nel vuoto a causa di un guasto al sistema frenante del pullman su cui erano in viaggio, unito alla scarsa resistenza del guardrail
La disgrazia avvenne lungo l’autostrada A16 sul viadotto Napoli-Canosa vicino a Monteforte Irpino nella provincia di Avellino.
Dai resti dell’autobus, i soccorsi estrassero 38 cadaveri e 10 feriti, due dei quali morirono qualche giorno dopo in seguito alle ferite riscontrate dall’impatto.
Nessun bambino sopravvisse e gli unici superstiti furono: Clorinda Iaccarino, Patty De Felice, Annalisa Caiazzo e Gennaro Schiano di Cola.
La signora Iaccarino racconta che il marito (venuto a mancare nell’impatto) è stato uno dei primi a sentire un rumore anomalo all’interno del pullman, la rottura di un giunto e lo segnalò all’autista rammentandogli di utilizzare un po’ di grasso per ovviare alla problematica.
Il pullman purtroppo aveva già iniziato ad oscillare verso destra e sinistra e non c’è stato nulla da fare.
Condannato l’ex amministratore delegato di Autostrade Giovanni Castellucci: ribaltata la sentenza di primo grado
L’ex AD di Aspi e Autostrade è stato condannato a 6 anni di reclusione per la tragedia avvenuta in Irpinia e dopo 10 anni la sentenza: omicidio e disastro colposo.
Medesima pena anche per l’ex direttore generale di Aspi, Riccardo Mollo e i dipendenti Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna.
Lo stesso Castellucci come riportato da AGI ha ritenuto la sentenza fuorviante, ritenendo che fosse necessario trovare un capro espiatorio per concludere la vicenda giudiziaria:
“La sentenza di secondo grado stupisce e sconcerta non solo gli avvocati perché va contro il senso comune e i fatti già accertati in primo grado e confermato se ce ne fosse stato il bisogno, in secondo grado. Non posso togliermi dalla testa che questa sia una giustizia condizionata dalla esigenza superiore di trovare un capro espiatorio in presenza di tante vittime alle cui famiglie va, ancora una volta, il mio sincero e profondo cordoglio”.