Doveva essere una contestazione pacifica quella di ieri, martedì 3 ottobre 2023, tenuta da un corteo di studenti a Torino contro la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, giunta in città per la conferenza Stato-Regioni. Ma, nel giro di poche ore, sono iniziati gli scontri e le tensioni. Manifestanti da una parte Forze dell’ordine dall’altra. A marciare, partendo da Palazzo Nuovo, vi erano centinaia di giovani ragazzi con in mano lo striscione “Meloni non sei la benvenuta”. Tra loro anche bandiere No Tav, membri del centro sociale Askatasuna e attivisti di Cambiare Rotta Torino.

Corteo studenti Torino: le rivendicazioni di Cambiare Rotta

All’indomani del corteo di studenti che si è tenuto a Torino contro la premier Giorgia Meloni abbiamo raccolto la testimonianza di Erica, giovane attivista del gruppo Cambiare Rotta Torino, noto collettivo studentesco che già la settimana scorsa aveva manifestato in tenda davanti al Campus Einaudi contro il caro affitti.

Erica, da dove è nata la vostra manifestazione di ieri?

«Noi abbiamo preso parte a questo corteo cittadino con l’obiettivo di chiedere un colloquio con la premier e con le istituzioni di competenza. Noi dal mese di maggio scorso abbiamo iniziato a manifestare in tenda, portando sempre avanti le nostre battaglie e le nostre rivendicazioni. In primo luogo noi chiediamo una regolamentazione del mercato degli affitti, ovvero l’abolizione della legge 431 del 1998. Essa liberalizza il mercato. Invece noi vorremmo l’introduzione di un equo canone».

Quali sono le richieste di Cambiare Rotta Torino?

«Un’altra nostra rivendicazione è quella di introdurre nuovi indicatori per le borse di studio, con l’aggiornamento dei criteri. Quelli in vigore al momento sono ancora troppo obsoleti e non riescono a rappresentare bene le esigenze degli studenti. Poi chiediamo l’abolizione dei criteri di merito, presenti da tempo nelle università».

«Infine la nostra ultima richiesta è quella di avere un tavolo permanente per discutere delle reali esigenze degli studenti con le istituzioni di competenza. Quindi con il Miur, le Regioni, gli enti del diritto allo studio. Un tavolo che ovviamente includa le organizzazioni studentesche».

Ormai è davvero tanto tempo che voi fate queste rivendicazioni. Nella primavera scorsa è partito il movimento delle tende davanti alle università italiane che ha fatto grande clamore. In questi mesi avete ottenuto qualche risposta concreta dal Governo?

«Purtroppo noi riscontriamo ancora tanta chiusura. Sono sì state presentate delle soluzioni ma o sono a tempo limitato o non rispettano le esigenze degli studenti. Noi comunque portiamo avanti questa battaglia a livello studentesco, ma sottolineiamo che si tratta di un’esigenza che riguarda anche le fasce popolari».

Nessuna apertura quindi?

«In realtà una apertura c’è stata. C’è stato concesso un tavolo di confronto con la Regione Piemonte, ma è stato fatto in data 3 agosto. Quindi quando le università erano vuote e gli studenti fuori sede non erano in città. Inoltre è stato un tavolo solamente conoscitivo. Niente di più. L’incontro si è fermato lì. Poi non abbiamo ricevuto più inviti».

Cos’è successo ieri? Tutto sugli scontri con la Polizia

Nella giornata di martedì 3 ottobre 2023 dunque, gli studenti di Cambiare Rotta Torino hanno portato avanti le loro rivendicazioni. Ad un certo punto però, come dimostrano i numerosi video diffusi sui social e sul web, si sono verificati scontri con le Forze dell’ordine.

Cos’è successo davvero ieri?

«All’inizio la Polizia ci ha bloccato l’ingresso a Piazza Castello, dove noi volevamo arrivare simbolicamente. Giorgia Meloni non era lì, ma in Piazza Carignano. Poi siamo stati fermati in un’area di pochi metri, sotto il sole. A mio avviso, nessuno studente ha agito violentemente nei confronti delle Forze dell’ordine, se non con cori e urla. C’è stata un’escalation assolutamente non necessaria».

«Poi quando finalmente ci hanno fatto uscire da Piazza Castello dopo due ore, ci hanno indicato loro il percorso da compiere, siamo arrivati in via Montebello (la via della Mole), dove abbiamo trovato un cordone verso il quale siamo stati indirizzati. Lo spazio era strettissimo. Lì, da come si vede nei video c’è stata una sorta di “sfogo” della Polizia. In quel momento la carica non era necessaria. Quello è stato il momento più violento. Lo testimoniamo le immagini e i filmati».

Come mai il Governo sta reagendo in questo modo? Tra l’altro la premier Giorgia Meloni ha detto di essere stata contestata dai centri sociali, non da studenti…

«A Torino da tempo si osserva un clima di repressione. Secondo me lei con il termine “centri sociali” si riferisce ad una rappresentanza dell’opposizione, una rappresentanza della sinistra politica. Ieri c’erano sì degli esponenti dei centri sociali, ma la maggior parte delle persone presenti eravamo noi studenti. In ogni caso ieri è stata l’ennesima prova della repressione che il Governo sta attuando in questi ultimi mesi».