Legge di bilancio 2024, pensioni: il governo deve considerare le risorse necessarie per garantire gli adeguamenti dovuti all’aumento dei prezzi. Si prevede che il tasso di rivalutazione possa oscillare quest’anno tra il 5% e il 6% (con una stima del 5,4% nella Nadef), e un sistema che limiti gli aumenti al di sopra di quattro volte la pensione minima contribuirà a contenere la spesa, anche se si stima che possa raggiungere circa 3 miliardi di euro. Inoltre, sarà necessario allocare risorse per l’estensione dell’Ape Sociale e, forse, di Quota 103, così come per il pensionamento anticipato delle donne.

Legge di bilancio 2024, pensioni: Quota 103 e Ape sociale confermate

È essenziale garantire almeno un aumento delle pensioni minime per gli anziani oltre i 75 anni, in modo analogo a quanto introdotto per il 2023. Per il prossimo anno, non è finanziato un incremento fino a 600 euro, ma si prevede invece una rivalutazione straordinaria del 2,7% (indipendentemente dall’età), che comporterà importi notevolmente inferiori.

In questo contesto, l’idea di una riforma delle pensioni che superi la legge Fornero sembra improbabile, il che spiega il calo delle probabilità di vedere Quota 41 per tutti.

Nel contesto della Legge di Bilancio, c’è l’intenzione di confermare Quota 103, che permette il pensionamento anticipato a 62 anni con 41 anni di contributi. Questo meccanismo non favorisce le donne, dato che a quell’età i loro contributi sono di solito inferiori a 28 anni. Sarà possibile includere nel calcolo il riscatto della laurea, le agevolazioni aziendali e la rendita da pensione integrativa.

Quota 84 per le donne

Il governo Meloni sta considerando un’alternativa per il pensionamento anticipato, diversa dall’Ape Sociale al femminile e da Opzione Donna. Questa nuova opzione sarebbe un anticipo di Quota 84, che rappresenterebbe la regola generale per coloro che appartengono al sistema contributivo. Ci sarebbero alcune correzioni, come la non necessità di avere un emolumento almeno 2,8 volte la pensione minima. Tuttavia, il calcolo dell’assegno verrebbe rivisto in base al metodo contributivo, che secondo le simulazioni dovrebbe comportare un impatto finanziario inferiore rispetto a Opzione Donna, che prevedeva decurtazioni dell’assegno del 20-30% a seconda delle circostanze. Altre proposte includono il part-time negli ultimi due anni di lavoro con l’assunzione di giovani e un aumento delle pensioni minime.

Nel 2022, le donne avevano la possibilità di andare in pensione anticipatamente con il calcolo contributivo dell’assegno, con un’età di uscita di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e di 59 anni per le autonome, entrambe con almeno 35 anni di contributi. Nel 2023, si sono aggiunte agevolazioni per le donne con 35 anni di contributi che sono invalide civili almeno al 74% o che assistono un parente invalido. Per il 2024, le proposte attuali prevedono due possibilità:

  • la prima prevede una pensione tra i 60 e i 63 anni con 35 anni di contributi,
  • mentre la seconda prevede un’età di 63 anni e 20 anni di contributi con un ricalcolo contributivo dell’assegno.

Le pensioni rappresentano una parte significativa della spesa pubblica, secondo la Nadef, con un impatto sul PIL destinato a crescere nei prossimi anni. Nel medio periodo, fino al 2036, con una crescita media annua del PIL dell’1%, la spesa pensionistica è prevista aumentare di 1,9 punti percentuali rispetto al 2024, raggiungendo il 17,3%. La nuova proposta potrebbe essere simile a un’Ape Sociale dedicata esclusivamente alle donne, consentendo il pensionamento a 63 anni con un assegno fisso per 12 mensilità e un massimo di 1.500 euro, senza rivalutazione. Quando si raggiunge l’età pensionabile, si passerebbe all’assegno. Tuttavia, questo metodo potrebbe subire delle correzioni.

Infine, va notato che Ape Sociale e Opzione Donna valgono solo per caregiver e invalide, mentre Quota 84 potrebbe avere un’applicazione più ampia.