Sei lunghe ore per ripercorrere una notte da incubo: la ragazza vittima dello stupro di gruppo Palermo è stata ascoltata oggi dalla gip Clelia Maltese nel corso di un lungo incidente probatorio iniziato intorno alle 11 di questa mattina alla presenza di pm e difesa, in cui le è stato chiesto di rivivere e raccontare l’aggressione subita da un branco di sette coetanei il 7 luglio scorso.
Stupro di Palermo, in tribunale vittima e branco in aule separate
L’interrogatorio, durato ben sei ore, è stato portato avanti in un ambiente protetto. La diciannovenne è stata infatti fatta entrare da una porta laterale, e ascoltata in presenza di una psicologa in una piccola stanza del Tribunale di Palermo separata dalla vera aula in cui si trovavano invece 6 dei 7 imputati, tutti al momento detenuti in carcere essendo state rigettate dal Tribunale del Riesame le domande di scarcerazione presentate dai loro difensori, e che potevano vedere e ascoltare la ragazza mentre parlava, al contrario di lei che non poteva. Il settimo imputato, minorenne all’epoca dei fatti, non era presente in quanto sarà giudicato dal Tribunale dei Minori.
La ragazza vittima dello stupro di Palermo, che in questi mesi è stata ospitata in una comunità perché ha denunciato di aver subito minacce dai parenti dei sette imputati, davanti alle domande incalzanti del magistrato e soprattutto della difesa è apparsa sicura: non ha avuto tentennamenti e ha confermato tutte le accuse e le dinamiche della notte dell’aggressione già raccontate precedentemente ai Carabinieri.
Le violenza di gruppo, le botte, le richieste di aiuto in ascoltate
La vittima del branco ha infatti ribadito che a lei interessava solo uno dei ragazzi del gruppo, Angelo Flores, di cui era innamorata. Lo stesso ragazzo che, mentre gli amici si accanivano su di lei, girava un video in diretta e poi lo faceva circolare sul web, facendo una delle cose che oggi lo inchioda alle sue responsabilità, essendo quel video una delle prove più pesanti a carico degli imputati.
La ragazza, nella sua lunga deposizione, ha ripercorso tutto quanto accaduto al Foro Italico a Palermo la notte del 7 luglio 2023, partendo dall’incontro con il gruppo di ragazzi alla Vucciria dove sarebbe stata indotta a bere e a fumare, poi ha raccontato la decisione di lo spostarsi con loro al Foto Italico dove, in un cantiere abbandonato il branco di sette ragazzi si è accanito su di lei.
“Non furono rapporti consensuali”, ha ribadito con sicurezza e forza la ragazza che ha poi raccontato di nuovo che mentre loro le facevano violenza lei li pregava di smettere perché stava male, tanto da essere caduta diverse volte. La diciannovenne ha anche confermato che sfuggendo alla violenza di gruppo aveva cercato aiuto rivolgendosi ai passanti della notte estiva palermitana invano, sbattendo contro la totale indifferenza delle persone che ha incontrato. Poi ha raccontato anche delle botte durante lo stupro di gruppo, unico passaggio dell’incidente probatorio che ha fatto reagire palesemente e rumoreggiare gli imputati che ascoltavano il racconto dell’orrore nell’aula principale.
Nel corso delle sei ore di domande dell’incidente probatorio la gip Clelia Maltese è intervenuta sia per zittire l’aula nei momenti di contestazione, sia davanti alle domande della difesa che a un certo punto si sono concentrate sulla vita personale e su episodi del passato della presunta vittima dello stupro di Palermo. Domande che la giudice ha più volte bloccato ritenendole relative alla “sfera personale che non c’entra con il processo”.
Ora la decisione sarà della procura che probabilmente chiederà per tutti e sei gli imputati il giudizio immediato, decisione a cui la difesa potrebbe rispondere chiedendo il rito abbreviato.