Dopo l’ultima One Fight Night 14, Mauro “The Hammer” Cerilli non ha intenzione di fermarsi, anzi. Battuto Elliott il prossimo step è tornare a competere per il titolo
La nostra intervista esclusiva a Mauro Cerilli dopo la vittoria alla One Fight Night 14 contro Paul Elliott
One Fight Night 14, Singapore Indoor Stadium. La scena vede Mauro “The Hammer” Cerilli infilggere subito allo sfidante Paul Elliott una serie di colpi micidiali, mandandolo al tappeto. Elliott colpito al capo dall’avversario da pugni e gomitate, vede aprirsi una ferita sul cranio. “King of the North”, ricoperto di sangue, viene esaminato dal medico. La decisione non può che essere vittoria per KO tecnico per Cerilli. Al primo round. Una clamorosa prova di forza per il combattente di Terracina, appena raggiunto dalla nostra intervista dopo il recente successo. Ecco cosa ci ha detto.
Inizierei subito dall’ultimo incontro, l’ultima vittoria: emozioni, riflessioni a freddo?
Parecchie emozioni. Questa volta ho ricevuto un affetto che in parecchi anni di carriera non avevo mai vissuto. Forse solo quando ho combattuto con Brandon Vera per il titolo. Quello con Paul Elliott è stato un match preparato alla perfezione, con un ottimo game plan. Sono riuscito a portarlo a casa grazie proprio al game plan preparato da me e Lorenzo Borgomeo.
Questa è una vittoria che ci voleva, per questo periodo storico delle MMA italiane. Perché a livello europeo avevamo subìto contro vari atleti delle sconfitte pesanti. Però non avevamo mai sfigurato: ogni guerriero italiano ha dato sempre il cuore e si è sacrificato per il proprio obiettivo. Quindi non ci sono mai delusioni: devono vedere che combatti, anche se perdi. Quindi la vittoria arriva proprio in un momento storico molto particolare e sono contento di aver fatto brillare ancora una volta l’Italia in un palcoscenico internazionale. Le parecchie testate giornalistiche, comprese le testate asiatiche e americane, mi hanno contattato per interviste, per podcast, perchè è stata una vittoria pesante. La dedico a tutto il mio team, al mio staff, al Team di Terracina e all’altro mio team di Roma, quindi è rivolto a loro e a tutti i fan italiani.
Nell’ottica anche degli incontri precedenti, hai mai pensato all’incontro con Elliott come decisivo?
Sicuramente sì. Venivo da una sconfitta contro Amir Aliakbari, che adesso gareggerà per il titolo del mondo. Però era una sconfitta, quindi magari averne un’altra attaccata quasi a scadenza di contratto, sarebbe potuta pesare un po’. Potevo anche essere licenziato. Quindi sì, poteva essere decisivo l’incontro con Elliott e mi sono rilanciato per la corsa al titolo.
Puoi dirci qualcosa riguardo la preparazione, non solo fisica, che ti ha accompagnato nell’ultima vittoria?
La preparazione fisica è stata fondamentale perché dopo il match con Amir Aliakbari sono dovuto stare fermo per un po anche per volere di Juan perché non c’erano match di pesi massimi in programma e ne ho approfittato per prepararmi al meglio, cercare di abbassare leggermente il peso, essere più veloce, essere più preparato dal punto di vista della condizione atletica. Questo ha portato al risultato. Poi quando ho firmato l’incontro con Elliott sapevo che avrei dovuto avere una condizione migliore, sicuramente migliore della sua. Sapevo che aveva dei problemi di cardio, infatti anche lui ha abbassato il peso. A Singapore si è presentato con un peso più basso e subiva le fasi di lotta. Ho preparato questo match continuando ad allenare il mio striking, mai fossilizzandomi sui take down, sulle fasi di lotta e sulla condizione atletica.
Senti la responsabilità di essere uno dei pochi italiani in una lega così prestigiosa?
No, non sento nessuna pressione. Ad oggi sono uno dei tre italiani, insieme a Marvin Vettori e Manolo Zecchini (che è entrato da poco e viene da una sconfitta a Parigi ma sono sicuro che si potrà rifare), sotto contratto presso promotion prestigiose a livello internazionale. Quindi al momento non sento la responsabilità ma so di averla. Non mi pesa, ma essendo uno dei tre sapevo che la mia vittoria avrebbe portato lustro all’Italia e che un risultato positivo avrebbe portato molto hype alla promotion e al mio nome. E così è stato.
Mauro Cerilli: “Obbiettivo futuro? Provare fino alla fine a portare il titolo ONE in Italia.”
C’è uno o più fighter che ammiri e a cui ti ispiri?
Ho sempre detto di aver iniziato vedendo i match di Fëdor Emel’janenko e poi Cain Velasquez. Erano i miei due idoli e all’inizio ho provato ad ispirarmi a loro, seguivo le loro orme pe il mio cammino.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri e che futuro vedi per la MMA italiana?
Obbiettivo futuro: provare fino alla fine a portare il titolo ONE in Italia. Non è una impresa facile. Lo so, ma è un obbiettivo raggiungibile. Sono convinto che magari con un altra – o altre due vittorie – potrei tornare alla possibilità titolata. E spero che prima di ritirarmi riesco in questa impresa.
Le MMA italiane non lo ho mai viste meglio ora, anche a livello dilettantistico. Anche a livello di eventi. E’ vero che tanti atleti italiani adesso stanno perdendo in giro per il mondo… ma adesso ci sono. Adesso almeno abbiamo dei palcoscenici che chiamano gli italiani per combattere. Prima eravamo meno di zero, ora ci sono tanti ragazzi talentuosi che combattono in promotion di ottimo livello. Come quella del Cage Warriors, con cui abbiamo anche la collaborazione per il Cage Warrior Italy, un torneo dilettantistico di cui però solo in questa parte dell’anno ci saranno tre eventi italiani, tra dilettantistici e professionistici. Nel 2024 ce ne saranno almeno altri quattro, cinque. Quindi i nostri ragazzi, hanno un territorio neutro professionale dove crescere atleticamente. In una organizzazione che è la più importante in Europa. Se mi guardo indietro, a quattro, cinque anni fa, questo era un sogno inimmaginabile per l’Italia. Sono molto contento di questo perchè quardando il futuro, sono convinto che grazie a persone intelligenti come Lorenzo Borgomeo e Fabrizio Forconi, impegnati nel progetto Cage Warriors o nei progetti dilettantistici con me (io lo faccio con ENDAS Kombat). L’Italia sfornerà parecchi talenti e un giorno saremo i principali protagonisti delle Card più importanti.
Oltre i combat sports, segui qualche altra disciplina o sport, anche sono come spettatore appassionato?
Oltre all‘MMA mi piace molto il karate combat, seguo e sono appassionato di pesca sportiva, prima la praticavo dalla barca. E sono cresciuto con il fenomeno della WWE del Wrestling. Da bambino sognavo di fare i walk in con i maxi schermi dietro, i fuochi e il fumo. E ONE in queste entrate è la numero uno, mi ha regalato il sogno che avevo fin da bambino.