Cosa sono i Campi Flegrei? Si tratta di una campo vulcanico ancora attivo situato in una ampia area a nord-ovest della città di Napoli, in particolare nel golfo di Pozzuoli, in Campania.
La zona compresa dai Campi Flegrei include i comuni di Bacoli, Giugliano, Monte di Procida, Napoli, Pozzuoli e Quarto.
Cosa sono i Campi Flegrei: quanto sono pericolosi
A differenza del Vesuvio che è formato da un cono unico ed è ben visibile, i Campi Flegrei sono formati da una vasta area ampia circa 12×15 km e fatta di colline che rendono difficile l’immediata percezione del rischio.
Nonostante la loro conformazione il sistema flegreo ha una pericolosità intrinseca. Infatti secondo gli studi degli eventuale flussi piroclastici viaggerebbero a centinaia di chilometri all’ora. Ad essere esposti al rischio sarebbero circa 500 mila abitanti della zona rossa e 840 mila della zona gialla.
Per cercare di controllare un’eventuale eruzione è bene fare caso a dei fenomeni precursori come i terremoti che potrebbero anticipare un movimento vulcanico.
Campi Flegrei e Vesuvio sono i vulcani più monitorati d’Italia. La loro attività è controllata da Osservatorio Vesuviano, Irea e Plinius, le deformazioni del suo suolo, invece, tramite la Rete GNSS, quella Tiltmetrica e la rete multiparametrica MEDUSA.
La loro storia
A differenza del Vesuvio, come spiegato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, i Campi Flegrei non sono caratterizzati da un unico vulcano, ma bensì da una zona vulcanica, attiva da ben oltre 80 mila anni, formata da diversi centri vulcanici distribuiti su un’area depressa chiamata caldera.
Questa zona è nata a seguito di due grandi eruzioni del passato, l’Ignimbrite Campana avvenuta circa 40.000 anni fa e il Tufo Giallo Napoletano di 15.000 anni fa. Questi due avvenimenti hanno svuotato il serbatoio magmatico e fatto collassare il tetto.
La prima eruzione è considerata, quella a più elevata energia che sia mai avvenuta nel Mediterraneo, infatti fu anche in grado di influenzare il clima probabilmente a livello planetario.
La seconda invece dette origine ad un periodo di intensa attività, con 27 eruzioni negli ultimi 5.500 anni.
L’ultima eruzione risale al 1538 e pur essendo fra le minori dell’intera storia eruttiva dell’area, è stata capace di interrompere un periodo di quiescenza di circa 3000 anni. Subito dopo ha dato origine al cono di Monte Nuovo, alto circa 130 m.
I Campi Flegrei dal IV secolo d.C sono inoltre soggetti al fenomeno del bradisismo, ovvero la lenta deformazione del suolo.
Durante gli anni ’70 e ’80 del Novecento l’area flegrea è stata interessata da movimenti di questo tipo e soprattutto nel centro abitato di Pozzuoli si è provocato un sollevamento totale massimo di circa 3,5 metri.
Dopo questi fenomeni seguì un periodo di calma, interrotto a partire dal 2005 da una nuova tendenza al sollevamento del suolo. L’ultima crisi bradisismica si è verificata nel 1983.
L’origine del nome
La parola “flegrei” deriva dal greco flègo e significa “brucio”, “ardo”, non è però riferita alle fenomeno eruttivo poiché in epoca romana il vulcano era quiescente da secoli. Il nome infatti sembra piuttosto essere legato alla presenza di numerose fumarole e acque termali, conosciute e sfruttate fin dall’antichità.
In tutta la zona sono infatti riconoscibili diverse aree soggette ad un vulcanismo di tipo secondario, come ad esempio le sorgenti termali. In particolare, nell’area della Solfatara si verificano manifestazioni gassose mentre le località di Agnano, Pozzuoli, Lucrino sono note per le acque termali.
Attorno alla storia e all’origine dei Campi Flegrei ruota anche il mito greco secondo cui si pensava che questa zona fosse stata il luogo in cui si verificarono alcune battaglie mitiche tra Dei e Giganti. Questi scontri avrebbero modificato quei luoghi e dato origine a solfatare, pozze che ribollivano e grandi eruzioni.