67 donne inuit della Groenlandia hanno chiesto un risarcimento al governo della Danimarca per aver impiantato negli anni ’60 la spirale contraccettiva senza il loro consenso. Si tratta di una delle misure discriminatorie che il governo danese praticava nei confronti delle donne di quell’etnia.

Donne inuit accusano la Danimarca di avergli impiantato la spirale contraccettiva senza consenso come strumento di birth control nel paese

Una vera e propria barbarie, condotta senza pietà da un’istituzione governativa.

È quanto emerso dalla denuncia di 67 donne della Groenlandia, di etnia inuit, che hanno avanzato una richiesta di risarcimento milionaria al governo della Danimarca. Il motivo risale agli anni ’60 e ’70, quando la Danimarca, come strumento di birth control per limitare il numero delle nascite nell’isola, impiantò la spirale contraccettiva a migliaia di giovani e giovanissime – in alcuni casi anche minorenni – senza il loro consenso.

La richiesta è di circa 300mila corone (circa 40mila euro) a testa, per un totale di oltre 2 milioni e mezzo di euro. Se non dovesse essere accolta, le 67 donne hanno annunciato che intenteranno una causa legale verso l’esecutivo danese.

Il risarcimento punta a compensare le donne non soltanto sotto l’aspetto morale, ma anche sotto quello propriamente medico-sanitario. Le accusatrici, infatti, sottolineano come la pratica cui vennero sottoposte, abbia provocato non pochi problemi alla loro salute, sebbene alcune di loro siano poi riuscite a portare a termine delle gravidanze. Problemi che riguardano:

  • forti dolori all’addome per anni
  • infezioni addominali
  • emorragie interne
  • interventi di isterectomia per i casi più gravi

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La vicenda divenne pubblica nel 2017, quando Naja Lyberth denunciò l’impianto di una spirale dopo una visita medica nella sua scuola. Alla denuncia della donna, anche lei nel gruppo delle 67 che hanno avanzato la richiesta di risarcimento, non fecero, tuttavia, seguito atti concreti.

La svolta è avvenuta nel 2022, quando un podcast della tv pubblica danese, ‘Spiralkampagnen’, condusse un’inchiesta molto approfondita sulla vicenda, nella quale emerse che circa 4mila e 500 donne inuit subirono questa violenza. Una pratica che si aggiunge alle molte altre discriminazioni applicate dal governo verso la popolazione della Groenlandia, isola che fa parte del Regno di Danimarca.

Una vicenda che ci ricorda come la violazione dei diritti della donna sia quanto mai attuale. E, anche se riguarda una realtà lontana dalla nostra, il caso ammonisce sulla necessità di tenere alta la guardia, in un periodo storico in cui l’autodeterminazione della donna è minacciata, con movimenti che contestano, ad esempio, la gratuità della pillola anticoncezionale, o l’aborto che non viene considerato un diritto da rilevanti esponenti politici.