Piano evacuazione Campi Flegrei, dove andare? Nonostante al momento gli studiosi non abbiano identificato segnali evidenti di un’imminente eruzione nei Campi Flegrei, è innegabile che il supervulcano campano sia attivo e che, prima o poi, possa manifestare una eruzione. In considerazione di questa eventualità, esiste un piano di evacuazione già predisposto. Tuttavia, con l’accentuarsi dell’attività sismica, come evidenziato dalla scossa di notte del 26 settembre, la più intensa degli ultimi 39 anni, cresce la preoccupazione. Pertanto, i sindaci dei comuni situati nell’area dei Campi Flegrei e la Regione stanno sollecitando una revisione aggiornata di questo piano di evacuazione.
Piano evacuazione Campi Flegrei, dove andare?
Attualmente, la Protezione Civile ha in vigore un piano di evacuazione che suddivide l’area dei Campi Flegrei in due zone a rischio:
- Zona Rossa: Questa è la zona a rischio maggiore, dove le colate piroclastiche, ovvero flussi di materiale magmatico e gas ad altissime temperature, rappresentano la principale minaccia. Attualmente, circa 500.000 persone vivono in questa area, che comprende località come Giuliano, Quarto, Marano (in parte), Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, nonché aree di Napoli come Pianura, Bagnoli, Posillipo, Fuorigrotta, Chiaia, Soccavo, e parti di Vomero, Arenella e Chiaiano.
- Zona Gialla: In questa zona vivono circa 800.000 persone, distribuite in 24 quartieri di Napoli e comuni limitrofi come Villaricca, Marano di Napoli, Calvizzano, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli e Casavatore. Il pericolo principale qui è rappresentato dalla caduta di ceneri vulcaniche.
Il sistema di allerta prevede quattro livelli: verde, giallo (“attenzione”), arancione (“pre-allarme”) e rosso (“allarme”). Il livello di allerta può variare in base ai dati forniti dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dall’Osservatorio Vesuviano, che monitorano l’attività del supervulcano flegreo in tempo reale.
L’evacuazione inizia quando il sistema di allerta raggiunge il livello rosso, cioè “allarme”. Il processo di evacuazione deve essere completato entro 72 ore dalla dichiarazione dello stato di allarme. Le prime 12 ore consentono alle persone di prepararsi e alle autorità di regolare il traffico. Le 48 ore successive sono dedicate alla partenza coordinata degli abitanti delle zone rosse, mentre le ultime 12 ore fungono da margine di sicurezza per gestire eventuali problemi e permettere agli operatori della Protezione Civile di allontanarsi.
Aggiornamento piano evacuazione
Nonostante il piano di evacuazione sia stato pianificato sulla base dello scenario più probabile, che tiene conto degli ultimi 5.000 anni di attività nella zona, le crescenti scosse sismiche stanno sollevando alcune preoccupazioni, come la presenza di cantieri o strade chiuse che potrebbero ostacolare il piano di evacuazione. Pertanto, i sindaci dei comuni a rischio stanno chiedendo una revisione del piano di emergenza, inclusi aggiornamenti sulle vie di fuga, la manutenzione delle infrastrutture e degli edifici, e l’integrazione delle informazioni emerse dagli studi sulla mobilità delle persone e dei veicoli. L’ultima esercitazione di evacuazione risale al 2019, ma se ne sta considerando un’altra nei prossimi mesi per affrontare queste sfide.