Uccide la madre e la nasconde per giorni nell’armadio a Primavalle, poi confessa. Agli inquirenti che lo hanno ascoltato, Massimo Barberio, l’uomo di 59 anni ora accusato di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere, ha detto di non sapere perché l’abbia fatto. Lo riporta La Repubblica, citando gli scioccanti verbali dell’interrogatorio.
Uccide la madre e la nasconde nell’armadio a Primavalle, le parole di Massimo Barberio: “Non so perché l’ho fatto”
Spontaneamente l’uomo, nella tarda serata di venerdì scorso, aveva chiamato i carabinieri, confessando di aver ucciso la madre e di averne nascosto il corpo in un armadio dell’abitazione che da una vita condividevano nel quartiere Primavalle di Roma, in via Pietro Gasparri. Stando ai primi accertamenti effettuati sulla salma, l’omicidio risalirebbe però ad almeno una decina di giorni prima, forse il 19 settembre.
A ricostruirne le dinamiche è stato lo stesso Barberio, nel corso dell’interrogatorio tenutosi davanti agli inquirenti dopo il suo arresto, in caserma.
Erano le cinque del mattino, mia madre si è alzata ed è andata in cucina a preparare il caffè, io ero in dormiveglia, ho sentito che stava là, le ho dato il buongiorno. Ho visto che c’era il coltello e sono partito. Non c’è un motivo per cui l’ho fatto quel giorno. Ho visto il coltello sul bordo del lavabo, lei si è voltata per fare il caffè e io, da dietro, l’ho colpita tre volte, sul lato destro. Lei si è accasciata, aveva gli occhi aperti ed io glieli ho chiusi,
ha dichiarato l’uomo stando a quanto riporta La Repubblica. Al gesto estremo sarebbe arrivato a causa di un debito di circa tremila euro maturato nei confronti dell’amministrazione condominiale: debito di cui non aveva mai parlato alla madre anziana, per paura di deluderla, di farle del male. Da qualche anno usciva sempre meno, a causa di alcuni problemi di vista: lui – che ne portava addirittura il cognome (era cresciuto senza un padre) – se ne prendeva cura. Ma i soldi, dice, non bastavano più. Lo scorso settembre, dopo averla uccisa a coltellate, ne avrebbe nascosto il corpo in un armadio.
Sono rimasto lì un attimo, non sapevo cosa fare – ha raccontato, ancora, secondo il quotidiano romano -, ho cercato di dare una pulita, ho preso i sacchi e utilizzando un tappeto come base l’ho messa dentro un armadio nella sua camera […]. Dopo due, tre giorni sono cominciati gli odori e quindi ho messo prima la plastica bianca, quella che si usa per riparare. Ho sigillato sia l’armadio che la porta della camera, ho messo tre strati, prima la plastica bianca e poi quella nera, sia sulla porta che sull’armadio, poi ho utilizzato anche del cemento.
Il materiale usato per occultare il cadavere, ha spiegato, ce l’aveva già in casa. Ma non sarebbe comunque bastato a coprire l’odore, nauseabondo, che nel corso dei giorni aveva iniziato a propagarsi sia all’interno dell’appartamento che fuori, sulle scale del condominio. Un odore pungente e fastidioso, che aveva insospettito gli altri condomini, ma non al punto di arrivare a sospettare di un delitto. Anche perché Barberio non aveva mai dato problemi, era “solitario” e “introverso”, ma tranquillo.
I dubbi sul movente e sulle condizioni psichiche del killer
Egidia la conoscevano tutti. In diversi, negli scorsi giorni, avevano addirittura chiesto al figlio di poterla visitare, per un saluto e due chiacchiere. Lui però aveva risposto che era malata, che non se la sentiva, e loro – sapendo che era anziana – gli avevano creduto. A chi gli ha chiesto perché sia arrivato a tanto ha spiegato di non saperlo.
Sono consapevole di non aver risolto nulla – ha detto -. In questi giorni mi alzavo, uscivo, poi rientravo, ma ad un certo punto ho pensato che non avesse senso tenerla rinchiusa lì.
Allora aveva deciso di alzare la cornetta del telefono e di denunciare tutto. Quando i carabinieri erano giunti sul posto per capire se ciò che aveva detto loro fosse vero, erano rimasti attoniti. Il corpo della madre si trovava davvero in un armadio, chiuso in dei sacchi di plastica. E l’odore sprigionato dal cadavere si era davvero fatto insostenibile.
Come insostenibili dovevano essere anche i sensi di colpa di Barberio, che ora si dice pentito e preoccupato per il suo futuro: del carcere, in particolare. Il legale che lo assiste in questa fase, l’avvocato penalista Giancarlo Rizzo, ha fatto sapere di voler chiedere una perizia psichiatrica. L’obiettivo è capire se al momento dei fatti fosse capace di intendere e di volere.
Si indaga intanto per capire se il movente sia quello raccontato dal reo confesso o se dietro l’omicidio si nasconda altro. I vicini di casa e gli altri abitanti di Primavalle continuano a non credere che tutto ciò sia possibile e ad appena tre mesi dall’uccisione della 17enne Michelle Causo da parte di un coetaneo per le vie del quartiere si ritrovano a dover rivivere l’orrore. Qui il racconto shock del killer O.D.S., detenuto in un carcere minorile: “Ci ho pensato 5 secondi, poi l’ho colpita”.