La procura di Palermo ha avviato un’indagine per assenteismo che ha condotto a 101 indagati, tutti dipendenti della Rap, l’azienda locale per la raccolta rifiuti nel capoluogo siculo. Per 18 di questi è stato notificato l’obbligo di presentazione davanti alla polizia giudiziaria. La dinamica era sempre la stessa, già accertata in diversi altri precedenti. I dipendenti si occupavano della timbratura del badge e in seguito uscivano dall’edificio, senza nessun controllo. Le accuse sono pesanti: truffa aggravata, false attestazioni e appropriazione indebita.

Palermo, 101 indagati per assenteismo: la denuncia precedente

Le misure sono scattate dopo una chiamata alle Forze dell’Ordine da parte di una funzionaria, in merito però a tutt’altra vicenda. In quel caso, infatti, la denuncia riguardava la sparizione di carburante dai mezzi societari. L’inchiesta si è però subito allargata, tanto da mettere in atto pedinamenti e controlli. Gli episodi di assenteismo accertati sono stati in tutto 1385. Il danno economico calcolato è ingente e stimato in 40mila euro, frutto delle 2800 ore di assenza.

Le indagini sono state condotte dal nucleo operativo di Palermo Piazza Verdi, che hanno aperto un’inchiesta proseguita da maggio a luglio di quest’anno e basata su osservazioni e pedinamenti:

“Un collaudato sistema nell’ambito della società integralmente partecipata pubblica, con molteplici condotte di assenteismo poste in essere in forma concorsuale tra i diversi dipendenti attraverso la reciproca condivisione dei tesserini marcatempo.”

Palermo, i furbetti del cartellino: i casi precedenti

Il maxi blitz condotta alla Rap, società comunale per la gestione della raccolta rifiuti, è solo l’ultimo di una lunga lista di casi simili che ha interessato la regione Sicilia in passato. Un tema che però interessa trasversalmente l’intero paese, con casi anche a Roma e addirittura la questione è scoppiata anche in Senato. I cosiddetti furbetti del cartellino utilizzano sempre il medesimo modus operandi, sicuri della mancanza di controlli da parte dell’azienda e delle autorità competenti. Si limitavano a timbrare il badge per l’orario di entrata al lavoro e poi erano pronti a svolgere le proprie mansioni, di ogni tipo fuorché lavorative.

Nel corso del 2022 la Corte dei Conti ha certificato un aumento di questi furbetti del cartellino: le finte timbrature sono aumentate del 13% nel corso del precedente anno solare, con 168 casi. La maggioranza di questi si sono conclusi con il licenziamento o la sospensione dal servizio, ma non tutti i procedimenti sono terminati.

Un episodio simile, sempre a Palermo, è venuto alla luce nel luglio 2021, con 28 indagati. Anche in questo caso gli indagati furono dipendenti del Comune o di alcune società partecipate. Le accuse sono le medesime: truffa e falsa attestazione. In tutto l’inchiesta si concluse con 8 persone agli arresti domiciliari, per 14 è scattato l’obbligo di dimora e di presentazione alla Procura generale, gli altri 6 indagati avevano solo quest’ultima prescrizione da seguire.

L’anno precedente si ebbe un caso simile a Piazza Armerina, venuto alla luce grazie al lavoro della Guardia di Finanza. In questo caso vi era il supporto anche di dipendenti regolarmente sul posto di lavoro, compiacenti, che si occupavano delle timbrature per coloro che non si presentavano in comune. Oltre ai provvedimenti giudiziari, il Comune ha richiesto il recupero delle ore guadagnate durante i periodi di assenza.