Giuliano Amato in audizione dal Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. L’ex premier sarà ascoltato dall’organo del Parlamento che esercita il controllo parlamentare sull’operato dei servizi segreti italiani.
La convocazione è in agenda per domani, martedì 3 ottobre, alle 13:30 presso l’Aula del VI piano di Palazzo San Macuto. Si tiene ai sensi dell’articolo 31, comma 3, della legge numero 124 del 2007, secondo cui il Comitato può ascoltare “ogni altra persona non appartenente al Sistema di informazione per la sicurezza, in grado di fornire elementi di informazione o di valutazione ritenuti utili ai fini dell’esercizio del controllo parlamentare”.
Alla base della convocazione dovrebbe esserci l’intervista rilasciata circa un mese fa dallo stesso Amato. L’ex presidente del Consiglio aveva sostenuto la pista del missile francese per il disastro avvenuto ad Ustica il 27 giugno 1980. In quell’occasione il Dc9 dell’Itavia, precipitato vicino all’isola, provocò la morte di 81 persone.
Amato in audizione al Copasir, cosa disse l’ex premier sul disastro di Ustica
Sulle colonne de La Repubblica, Giuliano Amato aprì all’ipotesi, da lui ritenuta “la versione più credibile”, della responsabilità dell’aeronautica francese. Quest’ultima avrebbe agito “con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno”.
Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. Gheddafi fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig libico finì per colpire il Dc9 dell’Itavia che si inabissò con dentro ottantuno innocenti. L’ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese partito da una portaerei al largo della costa meridionale della Corsica o dalla base militare di Solenzara, quella sera molto trafficata. La Francia su questo non ha mai fatto luce.
Poi tornato sull’argomento, l’ex premier si è difeso dalle polemiche sottolineando di non aver raccontato “nulla di nuovo” e di aver soltanto “rimesso sul tavolo un’ipotesi“. Da Parigi avevano risposto con un freddo comunicato dal ministero degli Esteri: poche righe in cui la Francia spiega di aver “fornito ogni elemento in suo possesso” sull’argomento.