Hanno sollevato non poche polemiche, le dichiarazioni rilasciate in aula da Virginia Centini, madre di Giovanni Padovani, finito in carcere per l’omicidio dell’ex compagna Alessandra Matteuzzi, consumatosi ad Arcoveggio di Bologna il 23 agosto 2022. Davanti ai giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Bologna la donna ha ripercorso il rapporto che legava il figlio alla vittima, dicendosi convinta del fatto che Padovani sia diverso rispetto a come emerge dagli atti delle indagini, nonostante a suo carico ci siano gravi indizi di colpevolezza.

Omicidio Alessandra Matteuzzi, oggi in aula la madre di Giovanni Padovani

Giovanni aveva un comportamento delirante. Faceva cose stranissime, che non appartenevano al nostro modo di vivere e di pensare. Io gli dicevo: ‘Lascia perdere, stai nel tuo’. Perché non trovava più pace. Dopo che lui e Alessandra si erano lasciati ogni cinque minuti mi telefonava per vedere se l’avevo sentita o se sapevo se stava con altre persone. Voleva che la chiamassi e cercassi di capire dai rumori intorno a lei dove si trovava, ad esempio nel bar dei cinesi, e se era con qualcuno.

Con queste parole, riportate dall’agenzia Agi, la madre di Giovanni Padovani ha ripercorso le settimane e i giorni precedenti all’omicidio di Alessandra Matteuzzi, consumatosi nell’agosto dell’anno scorso a Bologna. Stando a quanto ha testimoniato in aula rispondendo alle domande dell’accusa e della difesa, la donna, 58 anni, doveva essersi resa conto che il figlio fosse geloso fino all’ossessione della ragazza con cui, da poco, si era lasciato.

E doveva anche sapere che quest’ultima fosse preoccupata, arrivando addirittura a temere per la sua stessa vita. Glielo avrebbe confessato in diversi messaggi, dicendole di vivere nel terrore per paura di dire o di fare qualcosa di sbagliato e di scatenare la rabbia del figlio, che aveva anche denunciato per stalking. Timori fondati, che tuttavia la donna non avrebbe preso sul serio.

Lei alla fine mi scrisse: ‘Non voglio morire’. Ma per me era una cosa impossibile – ha dichiarato -. Era tutto circoscritto ad una situazione di alti e bassi, un contesto che non lasciava presagire una cosa così drammatica. Quello che è successo è impensabile, inconcepibile, Giovanni è tutt’altro.

E, secondo lei, anche la vittima non era da meno: entrambi erano gelosi e si controllavano a vicenda, ha detto, aggiungendo:

Questa signora non era così matura come pensavo fosse, visto che aveva quasi la mia età.

Parole che hanno scatenato da parte del pubblico commenti e brusii risentiti, tanto da spingere il presidente della Corte a chiedere l’allontanamento temporaneo dall’aula di uno zio della vittima.

La ricostruzione del delitto

Padovani invece era assente. Di recente in carcere ha tentato di togliersi la vita tagliandosi le vene con dei cocci affilati. Non è la prima volta che succede. Secondo l’accusa, nonostante fosse soggetto a una misura restrittiva nei suoi confronti, avrebbe raggiunto Alessandra sotto casa e, dopo averla aspettata, l’avrebbe colpita prima a martellate, poi con l’uso di una panchina, fino ad ucciderla.

La 57enne stava rincasando ed era al telefono con la sorella, che inerme aveva dovuto partecipare – da remoto – al pestaggio, mentre lei urlava e chiedeva aiuto. Così era riuscita ad attirare l’attenzione di un vicino di casa che, dopo essersi affaciato dal balcone, resosi conto della situazione, era sceso e si era frapposto tra la vittima e l’omicida, cercando di salvare la prima e di calmare il secondo.

Era stato lui a testimoniare che, negli attimi immediatamente successivi, quando la donna era già riversa sul marciapiede, Padovani, dopo averle sottratto dalle mani il telefono cellulare, con fare delirante aveva preso a urlarle contro, accusandola di averlo tradito. Il legale che lo sostiene, l’avvocato Gabriele Bordoni, ritiene che – nonostante sia stato giudicato in grado di stare in giudizio – al momento dei fatti non fosse capace di intendere e di volere.

Una versione che l’accusa ha sempre respinto: nei giorni precedenti al delitto, non a caso, Padovani avrebbe fatto su Google delle ricerche mirate, per informarsi su cosa avrebbe rischiato in caso di omicidio. Nel corso della prossima udienza, già fissata per il 20 novembre, si discuterà dei risultati della perizia psichiatrica.

La questione degli haters finiti a processo

Sempre oggi l’avvocato di Padovani ha riferito che il suo assistito non incontrerà in cella la donna che aveva chiesto di poterlo vedere. Si tratta di una delle persone denunciate dalla famiglia di Alessandra Matteuzzi per averne offeso la memoria sui social, accusandola di aver “provocato” il killer, spingedolo a fare ciò che ha fatto. Il suo fascicolo è ancora oggetto di indagine: ciò che si sa è che, fin dall’inizio, sostiene di essere un’amica dell’imputato, circostanza smentita dal diretto interessato. Presto potrebbe finire anche a lei a processo per le parole rivolte alla vittima.