Cos’è il quoziente familiare? Si tratta di un’ipotesi di riforma dell’Irpef che nasce con l’obiettivo di avvantaggiare le famiglie con figli e diventare quindi un incentivo alla natalità.
La questione è infatti stata introdotta dal ministero della Famiglia e della Natalità, guidato da Eugenia Roccella proprio perché il basso indice di natalità affligge l’Italia da decenni. Nell’ultimo periodo poi il dato si è acuito con la pandemia e con la crisi economica rischiando cosi di diventare un fardello troppo pesante che rischia di riversarsi sulle generazioni future.
Cos’è il quoziente familiare: come funziona
Per capire come funziona il quoziente familiare è bene ricordare che l’attuale sistema di tassazione Irpef è basato sul reddito del singolo contribuente mentre il nuovo quoziente familiare si basa sul principio che le famiglie più numerose hanno maggiori esigenze e spese. Per questo necessitano di pagare meno tasse rispetto alle famiglie più piccole o ai single.
La nuova riforma prevede di dividere il reddito complessivo della famiglia per un coefficiente che dipende dal numero dei componenti, corretti per una scala di equivalenza. Il risultato sarà poi la base imponibile su cui si applicano le aliquote Irpef, che vengono infine moltiplicate per il numero dei componenti della famiglia.
I coefficienti assegnati ad ogni membro del nucleo familiare sono:
- 1 per single e per le vedove/i con almeno un figlio a carico;
- 2 per coppia sposata o convivente;
- 0,5 per primo e secondo figlio;
- 1 per ogni figlio dopo il secondo.
- 0,5 per i genitori soli con almeno un figlio a carico;
- 4 in presenza di terzo figlio (e oltre) o di figli disabili a carico.
Facendo un esempio possiamo vedere che: una famiglia composta da due genitori e due figli con un reddito complessivo di 50.000 euro avrebbe un quoziente familiare di 50.000 / (2 + 0,5 + 0,5) = 25.000 euro.
Su questa base imponibile si dovrebbe applicare poi l’aliquota Irpef del 27%, che moltiplicata per il numero dei componenti, ovvero 4 darebbe un’imposta di 27.000 euro a fronte di 30.000 euro che risulterebbero con il sistema attuale.
Questo modello di imposizione fiscale è usato anche in Francia dove è diventato uno strumento chiaro e trasparente in grado di svolgere il suo ruolo in maniera costante nel tempo.
I vantaggi
Il quoziente familiare potrebbe avere di fatto dei vantaggi per le famiglie numerose che pagherebbero meno tasse e avrebbero accesso a maggiori agevolazioni come bonus e misure di sostegno. Inoltre, il quoziente familiare potrebbe in concreto incentivare la natalità e ridurre le disuguaglianze tra i nuclei con e senza figli.
Oltre questo però, potrebbe comportare una perdita di gettito fiscale per lo Stato, tra il 2% e il 3%, perché la divisione del reddito per un coefficiente fisso abbatterebbe l’imponibile, riducendo il gettito che normalmente si ottiene dalle imposte con aliquota progressiva. Questa perdita per lo Stato dovrebbe essere recuperata con altre misure compensative, che potrebbero incidere sulle tasche dei contribuenti.
Il meccanismo del quoziente familiare, di fatto, supera la logica dell’indicatore ISEE e potrebbe favorire le famiglie più ricche a discapito di quelle più povere. Infatti questo modello non considera l’aspetto patrimoniale e non conta l’eventuale possesso di terreni agricoli ed edificabili, delle giacenze medie dei conti correnti, del valore dei titoli, delle polizze assicurative o degli investimenti del nucleo.
Alla critica di avvantaggiare i redditi alti si aggiunge l’incognita sulle detrazioni fiscali che consentono ai contribuenti di abbattere l’imposta dovuta e di risparmiare.
Ad oggi, il sistema italiano prevede infatti una serie di deduzioni che vanno ad abbattere la base imponibile e una serie di detrazioni come ad esempio quella della detrazione per lavoro autonomo e per lavoro dipendente. Senza escludere le detrazioni per spese mediche, cane guida, trasporti, previdenza o istruzione che vanno in concreto ad abbattere le imposte.