Chi è Iolanda Apostolico? Scopriamo di più sulla giudice di Catania che pochi giorni fa ha disapplicato il nuovo decreto Cutro sul trattenimento dei richiedenti asilo, rilasciando quattro migranti destinati al Cpr secondo le nuove norme, e motivando la sua decisione sulla base degli articoli 3 e 10 della Costituzione Italiana e della legislazione dell’Unione Europea.

Una decisione che è stata letta come una sfida alle posizioni dell’attuale governo e ha provocato la pronta risposta della premier Giorgia Meloni. In un  lungo post pubblicato sulla sua pagina Fecebook  la Presidente del Consiglio ha infatti commentato questa decisione della magistratura definendosi “basita di fronte alla sentenza di Catania”.

Chi è Iolanda Apostolico, età e marito del giudice di Catania che ha rilasciato i migranti destinati al Cpr

Ma chi è Iolanda Apostolico? Cosa sappiamo della vita e della carriera del magistrato che ha disapplicato il decreto Cutro e rilasciato quattro migranti?

La giudice di Catania che ha accolto il ricorso di uno dei migranti proveniente da paesi sicuri destinati al nuovo Cpr di Pozzallo, dichiarando in un secondo momento illegittimo anche il trattenimento di altri tre persone trattenute nello stesso centro, nonché la pretesa garanzia finanziaria di4.938 euro in capo ai richiedenti asilo, e provocando la risposta basita di Giorgia Meloni e non solo, è di origini ciociare, nata a Frosinone 59 anni fa.

Iolanda Apostolico, carriera e studi

Cresciuta nel Lazio meridionale ha intrapreso gli studi in Giurisprudenza, dopo la laurea in legge ha vinto il concorso in magistratura iniziando la sua carriera in tribunale. In Sicilia orientale, in particolare a Catania, si è spostata per lavoro e ci vive ormai da oltre vent’anni. Nella città ai piedi dell’Etna ha esercitato la sua professione di magistrato prima dedicandosi al campo penale, per poi passare alle controversie di natura civile e in particolare alle questioni relative all’immigrazione, campo nel quale ha dunque maturato una lunga esperienza.

La giudice Iolanda Apostolico non è iscritta a nessuna corrente e, a sentire le voci del tribunale di Catania, raccolte da Alessandra Ziniti in un articolo pubblicato su Repubblica, Iolanda Apostolico non può definirsi esattamente una “toga rossa” in quanto, secondo quanto dichiarato dai colleghi intervistati, si è sempre tenuta lontano da beghe politiche.

A scavare di più sulla figura del magistrato che ha messo in discussione il decreto del governo è stato un lungo articolo del Giornale, che ha scavato nelle attività social di Iolanda Apostolico, e in particolare su quelle del suo profilo Facebook, chiuso poche ore dopo la decisione che sta facendo tanto discutere.

I post Facebook: la petizione su Salvini e le pagine delle ONG

Scrollando la bacheca del profilo Facebook di Iolanda Apostolico, secondo quanto riportato dal Giornale si potevano trovare innanzitutto, com’è naturale, foto del giudice di Catania in compagnia del marito, Massimo Mingrini descritto come funzionario giudiziario con simpatie per Magistratura Democratica.

Per quanto riguarda i post, mai commentati ma solo condivisi, che apparivano sulla bacheca Facebook ormai chiusa della magistrata che ha rilasciato i migranti trattenuti nel Cpr di Pozzallo, nel ragusano, il quotidiano riporta di aver trovato una petizione, risalente a luglio 2018 che chiedeva una mozione di sfiducia contro l’allora ministro degli Interni Matteo Salvini e un articolo che parlava della richiesta di archiviazione della Procura di Palermo nei confronti di Open Arms e Sea Watch, sempre risalente all’estate del 2018.

Tra i contenuti condivisi nella bacheca Facebook del giudice del Tribunale di Catania, anche una fotogallery con il titolo “Moderna Deportazione”che riuniva scatti realizzati da lei stessa nel 2011 sull’arrivo del traghetto Flaminia a Catania con a bordo 1300 immigrati sbarcati a Lampedusa.

Il quotidiano è andato anche a cercare tra i “like” e i “follow” della magistrata che si occupa prevalentemente di immigrazione da molti anni, trovando che Iolanda Apostolico dal sua profilo Facebook seguiva gli aggiornamenti delle pagine di alcune ONG attive sullo stesso tema,  come la già citata Open Arms.