Pane Quotidiano è una Onlus che si occupa dal 1898 ad oggi di aiutare tutte le persone che hanno bisogno di un pasto gratuito e garantire alle fasce più povere della popolazione un aiuto concreto: senza distinzione di razza, religione o scelte politiche.
Da questa riflessione il motto: “Sorella, fratello, nessuno qui ti domanderà chi sei, né perché hai bisogno, né quali sono le tue opinioni”.
Oggi abbiamo intervistato Claudio Falavigna, volontario da anni a Pane Quotidiano in merito all’aumento della povertà a Milano.
Milano, emergenza povertà: intervista a Claudio Falavigna, coordinatore volontari di Pane Quotidiano
D. Signor Falavigna, di cosa si occupa a Pane Quotidiano e quanti ospiti ricevete al giorno alla ricerca di un pasto caldo?
R. Sono il coordinatore volontari di Pane Quotidiano, e offro una mano dal lunedì al venerdì.
Sono tornato un quarto d’ora fa da Viale Toscana, dove abbiamo una delle due sedi di Milano e anche oggi abbiamo avuto 1850 ospiti nella nostra sede e intorno ai 2000 nell’altra sede di Viale Monza.
La nostra utenza è cambiata: c’è stato un grande aumento degli ospiti e si è anche sbilanciata la percentuale tra italiani e stranieri, e rappresentano la stragrande maggioranza, siamo intorno all’85%.
Questo non vuol dire che gli italiani non vengono, ma semplicemente che la percentuale si sposta, in particolare c’è stato un grande aumento dei giovani che vengono alla ricerca del pranzo e della cena.
D. Prima la percentuali dei giovani era minore o totalmente assente?
R. Già da tempo mi sono permesso di chiamare Pane Quotidiano “Il tempio della sofferenza” perché purtroppo vedere persone di tutte le età, anche molti giovani, mentre prima se ne vedevano pochissimi, ed è una cosa che dispiace. C’è una tensione, un dispiacere anche per noi volontari nel vedere questi gruppi, coppie di giovani, appunto per prendere il sacchetto del cibo.
Scelte politiche e governative adeguate per risolvere il problema della povertà a Milano
D. Secondo lei di cosa c’è bisogno per ammortizzare la situazione povertà a Milano?
R. Sicuramente le scelte politiche e governative hanno penalizzato chi era in difficoltà, poi tra quelle in difficoltà ci sono anche persone che approfittavano di questa situazione, così come ci sono ospiti che vengono da noi e potrebbero evitare.
Sicuramente aver tolto un sussidio, un contributo che li aiutava ad andare avanti è sbagliato: noi viviamo la quotidianità della povertà, della miseria e della sofferenza, per cui dico delle cose su basi concrete. Poi il carrello della spesa mi sembra tra le cose meno opportune da fare: so che quando vado la spesa so gestirmi, che ci sono le offerte, che il 10% sui prezzi standard cambiano le possibilità, la vita, perché evidentemente trovano altre soluzione.
Comprano sottomarche, discount, vengono al Pane Quotidiano a pranzare, cenare, ma non sono soluzione definitive. Se noi non riusciamo a creare lavoro, integrazione per chi viene dall’estero e qualsiasi paese, non ne usciremo mai da questa situazione e andremo solo a peggiorare lo stato delle cose.