Il centrodestra, con FdI e Lega in testa, si scaglia contro una giudice del Tribunale di Catania, che con la sua sentenza ha rimesso in libertà uno dei migranti trattenuti nel Cpr di Pozzallo.
Se Giorgia Meloni si dice “basita” in merito alla vicenda, Matteo Salvini promette battaglia a tutta la magistratura. Il vicepremier se la prende con l’indiscrezione rilanciata dal Giornale, relativa al presunto schieramento politico della giudice trapelato dall’account Facebook di quest’ultima. Nel mirino sono finiti in particolare una petizione contro lo stesso Salvini, firmata nel 2018, e link attinenti a Open Arms e Sea Watch.
Notizie, a detta del ministro delle Infrastrutture, “gravi ma non sorprendenti“.
La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento. I tribunali non possono essere trasformati in sedi della sinistra.
Migranti, Lega contro il giudice di Catania. La responsabile Immigrazione di FdI: “Evidente violazione della Costituzione”
Salvini ricorda poi il suo appuntamento del prossimo venerdì 6 ottobre: in udienza a Palermo rischia “fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini e ridotto drasticamente sbarchi e tragedie in mare”.
Chi ha la coscienza pulita non si fa intimidire. Ed è con questo spirito che faremo la riforma della Giustizia, con separazione delle carriere e responsabilità civile dei magistrati che sbagliano.
Anche Fratelli d’Italia si mostra indispettita dall’episodio, come trapela dalle parole di Sara Kelany, responsabile del dipartimento Immigrazione del partito di Giorgia Meloni. La deputata ritiene “gravissimo” il fatto che chi ha giudicato il caso abbia “manifestato sui social, poi chiusi ad orologeria, convinzioni politiche contro Salvini e a favore delle politiche immigrazioniste delle ong”.
Una “evidente violazione“, a detta di Kelany, dell’articolo 111 della Costituzione, che impone che ogni processo si svolga di fronte ad un giudice terzo ed imparziale.
Chiederemo lumi per comprendere se si siano travalicati i limiti fissati dalla Carta Costituzionale.
Mentre il partito annuncia di stare valutando gli strumenti con i quali intervenire, la Lega ha reso noto l’intenzione di passare dalle parole ai fatti, presentando un’interrogazione sulla giudice al ministro della Giustizia Carlo Nordio.
La sezione catanese dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), tuttavia, non ci sta e risponde per le rime alle accuse esprimendo “una posizione ferma e rigorosa a tutela della collega”. Una “persona perbene”, che ha lavorato “nel rispetto delle leggi”.
Così il presidente dell’Anm di Catania Alessandro Rizzo.
Il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità. La magistratura esamina i ricorsi anche contro provvedimenti dell’autorità amministrativa e li decide sulla base delle leggi. Il fatto che una questione abbia significato politico è vicenda di tutti i giorni. La magistratura si occupa spesso di cose che hanno ricadute politiche, ma ciò non può legittimare la convinzione che dietro le decisioni dei giudici ci siano motivazioni politiche e che la magistratura faccia politica.
La vicenda del migrante tunisino finita nel mirino del centrodestra
Tutto era cominciato lo scorso 20 settembre, quando il migrante, un cittadino tunisino di 21 anni, era sbarcato a Lampedusa. In base alle misure introdotte dal governo Meloni, per lui era scattato il trattenimento all’interno del nuovo Centro di permanenza per il rimpatrio di Pozzallo.
Un provvedimento giudicato illegittimo dal magistrato del Tribunale catanese Iolanda Apostolico. Sotto la lente d’ingrandimento della giudice sono finite la nuova procedura di trattenimento e la cauzione di 5.000 euro da pagare per non andare nel centro.
La nuova norma sarebbe incompatibile con quella dell’Ue: così il tribunale di Catania avrebbe liberato altri tre migranti. All’orizzonte si profila dunque un autentico scontro tra la magistratura e il governo sui nuovi provvedimenti.
La replica di Apostolico: “Non devo difendere il mio provvedimento”
Intervenendo all’Ansa, la giudice Iolanda Apostolico ha risposto alle accuse della maggioranza difendendo il proprio ruolo all’interno della magistratura.
Non voglio entrare nella polemica, né nel merito della vicenda. Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo. Non rientra nei miei compiti. E poi non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale.