Nella giornata di ieri si è registrato un attacco kamikaze nei pressi del ministero degli Interni ad Ankara, capitale della Turchia. Un atto simbolico nella giornata di ripresa dei lavori dell’attività e a cui il paese ha risposto. Il governo presieduto dal Primo ministro Recep Tayyip Erdoğan ha dato il via libera a diversi raid aerei contro i ribelli curdi. Il territorio colpito, tuttavia, non rientra nella sfera turca ma sotto il controllo dell’Iraq.
Attentato ad Ankara: rivendicato dal Pkk
Poco dopo l’attacco kamikaze ad Ankara è arrivata la rivendicazione da parte del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan. L’esplosione si è verificate alle 9.30 (ora locale): uno dei due attentatori si è fatto esplodere commettendo il gesto, il secondo è rimasto ucciso da un conflitto a fuoco con le forze armate.
“Se il regime fascista dell’Akp (il partito di Erdogan, ndr) continuerà a commettere questi crimini, le azioni legittime della giustizia rivoluzionaria continueranno.”
I crimini a cui fa riferimento il Pkk sono i “massacri e le pressioni fasciste sul popolo del Kurdistan”. Non è la prima volta che la capitale turca è oggetto di attacchi, nella maggior parte dei casi sempre rivendicati dal Pkk. Nel 2015 si è però registrato quello tra i più sanguinosi, ad opera dell’Isis in quella circostanza. Venne colpita la stazione di Ankara e le esplosioni causarono la morte di 109 persone. Un episodio che avrebbe potuto causare un bilancio ben peggiore risale al novembre 2022, quando un attentato ha sconvolto la via dello shopping di Istanbul. In quell’occasione i morti furono 6 e rimasero ferite 81 persone.
Il Ministero della Difesa turco ha subito risposto mediante un comunicato reso noto tramite mezzo social in cui si ribadisce la ferma lotta ai terroristi in questione.
“Li abbiamo attaccati di sorpresa nei loro nascondigli durante la notte e continueremo ad attaccare. Questa lotta non finirà finché non ci saranno più terroristi. Molti terroristi coinvolti sono stati neutralizzati. Sono state prese tutte le precauzioni per prevenire danni a civili innocenti, elementi amici, beni storici e culturali e all’ambiente.”
Attentato ad Ankara, Erdogan lancia un monito all’Unione Europea
Nonostante l’attentato ad Ankara, il presidente turco Erdogan non ha rinunciato al discorso già organizzato in merito all’ingresso della Svezia nella NATO, decisione appoggiata anche dagli Stati Uniti. Un tema particolarmente caldo per la Turchia perché è stata una decisione oggetto di dure prese di posizioni. La principale riguarda la richiesta di Ankara al paese nordico di concludere la politica di accoglienza dei rifugiati curdi ricercati su suolo turco.
Nel discorso pronunciato, Erdogan utilizza toni tutt’altro che composti nei confronti dell’Unione Europea, accusata di non fare abbastanza per la Turchia. Parole che fanno eco a quelle delle scorse settimane in cui si accusava l’Ue di voler tagliare le relazioni con il paese turco.
“Se l’Unione europea non correggerà i suoi errori, soprattutto sulla liberalizzazione dei visti per i turchi, Bruxelles non potrà aspettarsi più nulla dalla Turchia. Ankara non si aspetta più nulla dall’Unione europea, che ci ha tenuto per 40 anni alla porta. Abbiamo mantenuto tutte le promesse fatte all’Ue ma loro non ne hanno mantenuta quasi nessuna.”