33 anni, originario di Occhieppo Inferiore: chi era Gabriele Maffeo, l’uomo trovato morto con una calza di nylon in testa in un cassonetto dell’immondizia a Biella, in Piemonte. Per la vicenda sono finite in manette quattro persone: una donna di 34 anni e tre uomini di 42, 32 e 24 anni. Sono sospettati di averlo ucciso in concorso e di averne soppresso il cadavere, probabilmente per motivi di droga.

Chi era Gabriele Maffeo, trovato morto in un cassonetto a Biella

Gabriele Maffeo aveva 33 anni e risiedeva nel piccolo comune di Occhieppo Inferiore, a Biella. Lo scorso 30 settembre era stato trovato senza vita, con la testa avvolta in una calza di nylon, all’interno di un cassonetto dell’immondizia, da una donna uscita di casa per gettare la spazzatura. Il suo corpo era avvolto in un sacco nero e presentava diverse ecchimosi, soprattutto sul volto.

Almeno apparentemente, non mostrava, invece, segni di ferite da armi da fuoco o da taglio. L’ipotesi è che sia stato ucciso nel corso di un pestaggio e poi abbandonato. Forse dalle quattro persone che nelle scorse ore sono finite in manette con l’accusa di omicidio volontario in concorso e soppressione di cadavere. Si tratta di Marina Coda Zabetta, 34 anni, e tre uomini di 42, 32 e 24: Giuseppe Bonura, Alessandro Solina e Simone Perra.

Tutte sarebbero già note alle forze dell’ordine per motivi di droga: Gabriele stesso avrebbe alle spalle dei precedenti. Secondo gli amici aveva però deciso di allontanarsi da quel mondo che, poco a poco, l’aveva privato di tutto. Era un “bonaccione”, un “ingenuo”, raccontano: potrebbe essere caduto in una trappola. Sembra che da qualche mese, infatti, si fosse “ripulito”. Voleva riprendere in mano la sua vita ed era disposto a tutto: per il suo bene, ma anche per quello del figlio e della sua famiglia.

L’ipotesi dello spaccio dietro all’omicidio

La pista seguita dagli inquirenti che lavorano al caso è quella di un delitto maturato nel giro dello spaccio di stupefacenti di cui tutte le persone coinvolte facevano parte e che oggi, 2 ottobre, saranno ascoltate. La speranza è che facciano chiarezza sul movente del delitto, spiegando cosa sia accaduto e perché in quattro abbiano deciso di prendersela con Maffeo. Per chi conosceva lui e i soggetti finiti in carcere sembra essere già tutto chiaro.

Quando ho letto che Gabriele era morto e ho visto dove era stato trovato il suo corpo ho pensato di sapere immediatamente i nomi dei due colpevoli. La coppia che è stata fermata (Zabetta e Bonura, ndr) è una coppia di spacciatori conosciuti da tutti a Biella,

ha spiegato un’amica a LaPresse, ipotizzando che Maffeo dovesse dare loro dei soldi e che gli altri due ragazzi fermati si trovassero con loro in quanto clienti: erano soliti, dice, far consumare le sostanze che vendevano all’interno del loro appartamento. Mentre si continua ad indagare c’è chi esprime la propria rabbia per l’accaduto sui social, ricordando “Lello”, come in molti chiamavano Gabriele, per la sua onestà e bontà d’animo.

Nonostante i suoi problemi si sarebbe sempre dato da fare, lavorando e aiutando i suoi familiari. E non meritava, dicono, questa fine. Non la meriterebbe nessuno, eppure si tratta di episodi sempre più frequenti. Si pensi al caso della ragazza uccisa a coltellate e abbandonata, sempre in un cassonetto, nel quartiere Primavalle di Roma.

Michelle Causo aveva 17 anni e ancora tutta la vita davanti: ne è stata privata da un coetaneo di origine cingalese, finito in carcere con l’accusa di omicidio volontario e soppressione di cadavere. A giugno, dopo averla colpita ripetutamente all’interno dell’abitazione che condivideva con la madre, ne aveva avvolto il corpo in un sacco nero dell’immondizia e, dopo averlo spostato con l’aiuto di un carrello per la spesa, l’aveva lasciato a bordo strada, permettendone il ritrovamento da parte di un passante. Sul movente del delitto non ha ancora fatto chiarezza.