Ancora lontani i tavoli di trattativa per i nuovi contratti Pa 2022-2024, l’inflazione brucia 4.450 euro all’anno (342 euro al mese) per ogni dipendente: a tal proposito, nel prossimo anno è difficile non immaginare una replica del bonus una tantum che è stato pagato nel 2023 ai dipendenti del pubblico impiego per ristorarli del mancato accordo contrattuale. La questione arriva a pochi giorni dalla stipula del contratto (ancora del vecchio triennio, 2019-2021) dei medici e dei dirigenti della Sanità non medici, che godranno di un incremento degli stipendi di 289 euro lordi al mese di media, e ad arretrati tra i 6mila e i 10mila euro lordi un tantum per i ritardi accumulati negli anni.
Il nuovo contratto dei comparti della Pubblica amministrazione 2022-2024 ha accumulato già quasi due anni di ritardo, proprio nel periodo in cui l’inflazione sta erodendo maggiormente gli stipendi. Qualcosa il governo guidato da Giorgia Meloni dovrà farla per evitare che gli stipendi risultino ulteriormente aggrediti dalle dinamiche dei prezzi. Il tutto mentre mancano all’appello ancora i rinnovi di alcuni comparti della Pa del precedente triennio: finora sono arrivati alla firma i contratti di 2,5 milioni di dipendenti pubblici su circa 3,3 milioni.
Nuovi contratti PA 2022-2024, l’inflazione brucia 4.450 euro all’anno a dipendente: in arrivo il nuovo bonus
All’indomani dell’approvazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanze (Nadef), si torna a parlare degli aumenti degli stipendi dei dipendenti della Pubblica amministrazione del 2024. Il giorno successivo all’approvazione, il 28 settembre, è stato firmato il rinnovo dei contratti dei medici e del personale dirigente della Sanità, con aumenti delle buste paga di 289 euro mensili lorde e arretrati fino a 10mila euro. Si tratta, in ogni modo, del rinnovo del precedente triennio, il 2019-2021, periodo che peraltro deve essere concluso per alcuni altri contatti.
L’attesa è per il nuovo contratto, il 2022-2024, sul quale il governo guidato da Giorgia Meloni dovrebbe iniziare a puntare alcuni miliardi di euro per far partire le trattative. Si parla di due miliardi per la sola Sanità, ma il ministro Paolo Zangrillo chiede che le risorse siano triplicate.
In ogni modo, il ritardo del rinnovo dei contratti della Pubblica amministrazione (già di circa due anni), impone delle scelte per mantenere gli stipendi sulla scia dell’inflazione. Al tasso del 7,3% (poi divenuto 8,1%) dell’aumento dei prezzi del 2022, si aggiungerà un altro 6% circa nella rilevazione dell’Istat di novembre 2023.
Nuovi contratti Pa 2022-2024, quali sono gli importi del bonus una tantum spettanti?
Quasi in via obbligatoria, quindi, il governo dovrà riproporre il bonus una tantum dell’1,5% delle retribuzioni già versato nei cedolini dei dipendenti della pubblica amministrazione nel 2023. Nel cedolino Noipa di agosto scorso, infatti, oltre al taglio del cuneo fiscale, i vari ministeri hanno versato somme tra 185 e 534 euro a titolo di ritardato rinnovo contrattuale e a seconda del livello retributivo.
Taglio del cuneo fiscale 2024 per aumentare le buste paga
Lo stesso bonus, si ipotizza, potrebbe essere versato anche nel 2024 con i relativi arretrati, ai dipendenti della Pubblica amministrazione. I livelli più bassi hanno percepito 185 euro lordi nel cedolino, un funzionario in media 300 euro, mentre i livelli più alti sono andati oltre i 500 euro. Ciò dipendente dall’applicazione dell’1,5% di bonus sulla normale retribuzione percepita. Mensilmente, le retribuzioni più basse percepiscono sui 23,20 euro mensili, i quadri più alti 66,80 euro al mese. Il pagamento del bonus nel 2024 comporterà lo stanziamento di miliardi di euro già nella legge di Bilancio di questo autunno.
Al bonus 1,5 per cento una tantum, dovrebbe aggiungersi nel 2024 anche la conferma del taglio del cuneo fiscale del 6% per i redditi fino a 25mila euro all’anno e del 6% per i redditi tra 25mila e 35mila euro lordi all’anno. Lo sconto maggiore lo hanno ottenuto quest’anno i 335mila dipendenti del pubblico impiego su una platea di circa 1,2 milioni con redditi fino a 35mila euro all’anno. Circa 860mila lavoratori statali hanno ricevuto, invece, lo sconto del 6 per cento sul netto dello stipendio.