Il mondo piange oggi la scomparsa dello scrittore e sceneggiatore siriano Khaled Khalifa: in molti si domandano quale sia stata la causa della morte. L’uomo, uno dei più rinomati autori dei nostri tempi, si è spento nella sera di sabato 30 settembre 2023 a Damasco. A renderlo noto sono stati i membri della sua famiglia e gli amici.

Khaled Khalifa causa morte

Khaled Khalifa è deceduto all’età di 59 anni per un improvviso attacco cardiaco. Lo scrittore è stato colpito da un infarto che non gli ha lasciato scampo. Egli era considerato uno dei più grandi romanzieri della narrativa contemporanea in lingua araba.

La notizia della sua scomparsa, in pochissime ore, ha fatto il giro del web e dei social. Tantissimi gli artisti, gli intellettuali, i giornalisti e gli autori di fama internazionale che hanno dedicato un pensiero all’uomo. Il cordoglio è arrivato anche da politici e attivisti in Siria e all’estero.

Khaled Khalifa era considerato da molti non solo uno scrittore di grande talento, ma anche un uomo di forte personalità ed un personaggio da seguire. Egli è morto a Damasco nella tarda serata di ieri.

Khaled Khalifa causa morte, biografia e carriera

Nato nel 1964 a Maryamin, un villaggio vicino ad Aleppo, città della Siria settentrionale, Khaled Khalifa era il quinto di 13 figli. Da ragazzo studiò legge. Poi secondo la rivista letteraria “Aleph”, la quale fu però proibita pochi mesi dopo dalla censura del Paese. Egli, nonostante la giovane età e la poca esperienza, non si arrese.

Nel 1993 pubblicò il suo primo romanzo dal titolo “The Guardian of Deception”. Grazie a quest’opera ricevette molti elogi dalla critica internazionale. Un altro momento importante della sua carriera arrivò nel 2006 quando, con la sua opera “Elogio dell’odio” conquistò l’attenzione della stampa mondiale.

Questo romanzo fu tradotto in ben 8 lingue del mondo. Il giornale New York Times paragonò il libro al famosissimo “Cent’anni di solitudine” dell’autore colombiano Gabriel Garcia Marquez. Khaled Khalifa venne elogiato per aver sfidato la censura siriana.

Diversi e tutti di successo sono i testi scritti dall’autore siriano. Egli, tra l’altro, ha scritto anche sceneggiati televisivi come “Memoirs of Al-Jalali” e “Relative Calm”, che sono sicuramente passati alla storia.

Nel corso della sua vita, al romanziere fu spesso proposto di lasciare il suo Paese, la Siria, a causa della repressione, e la censura e della guerra scoppiata nel 2011. Egli però non lo ha mai fatto. In un’intervista del 2019, lo scrittore dichiarò:

Io rimango perché questo è il mio Paese. Ci sono nato, ci vivo, voglio morirci.

Libri e opere di Khaled Khalifa

La sua opera più nota è sicuramente il libro già citato dal titolo “Elogio dell’odio”. Quest’opera è stata nominata nel 2008 Premio internazionale di narrativa araba e nel 2013 per l’Independent Foreign Fiction Prize. Poi nel 2013 ha vinto il prestigioso Premio Naguib Mahfouz.

Nel 2018 ha scritto “Non ci sono coltelli nelle cucine di questa città” (2018), nel 2019 “Morire è un mestiere difficile”, nel 2021 “Nessuno ha pregato per loro”. Come dicevamo prima egli però non è stato, nel corso della sua vita e della sua carriera, soltanto un romanziere, ma anche un autore di sceneggiati televisivi.

La continua critica al governo Assad

Khaled Khalifa oggi viene ricordato anche come uno dei più grandi scrittori siriani che si è opposto al governo Assad. L’autore è sempre stato critico nei confronti del regime, tanto che le sue opere sono state spesso soggette a censura. Alcuni suoi testi sono stati banditi in Siria.

Egli ha ricevuto spesso intimidazioni e minacce, ma non si è mai arreso e non si è mai tirato indietro. Nel 2012 sembra che gli sia stata fratturata una mano come gesto intimidatorio.

Khalifa ha scritto quattro importanti romanzi e anche alcune raccolte poetiche. Nelle sue opere parlava di geopolitica. Ad esempio nel libro “Morire un mestiere difficile” ha raccontato le Primavere arabe passate e presenti.

Ha parlato e criticato la guerra in Siria. Ha denunciato ampiamente la situazione in cui i cittadini sono costretti a vivere ormai da anni. I suoi testi hanno documentato e documentano tutt’oggi il quadro siriano.