Giuliano Amato risponde con una battuta piccata all’ipotesi, ventilata nelle ultime ore, che possa essere lui a guidare un ipotetico governo tecnico in caso di eventuale caduta dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. “Non so se è più penoso o più comico“, ha detto l’ex presidente del Consiglio, per poi affrontare le difficoltà del governo – e dell’Europa in generale – sulla questione migranti.
Amato possibile premier di un governo tecnico? La sua risposta: “Affidare la guida a uomo di 85 anni indica sfiducia nelle giovani generazioni”
È un Giuliano Amato a metà tra l’ironico e lo sconsolato quello che commenta, in un’intervista a Repubblica, la possibilità di essere chiamato alla guida di un governo tecnico che prendesse il posto di quello guidato da Giorgia Meloni.
L’ipotesi, circolata nelle ultime ore, è già stata rispedita con decisione al mittente da parte di alcuni esponenti di spicco della maggioranza, come il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, e adesso trova la risposta dell’ex presidente del Consiglio.
“L’ho letto e non so se è più penoso o più comico. Capisco che l’Italia è sempre più un Paese di anziani ma la sola idea di affidare il governo a un uomo di 85 anni dimostra una sfiducia nelle generazioni più giovani che l’Italia non merita“.
Le tensioni nell’esecutivo non mancano, dallo ‘scontro’ sulle risorse economiche tra la premier e Matteo Salvini, e l’imbarazzo scatenato delle parole del leghista Crippa sulla Germania in merito al finanziamento alle Ong, ma nulla al momento lascia pensare all’idea di un nuovo governo composto da tecnici.
I dubbi di Amato sul decreto migranti: “Se un ragazzo non può dimostrare la minore età lo si butta a mare?”
Nella stessa intervista, l’ex premier viene chiamato ad analizzare lo stato di salute del governo Meloni, a partire dai temi affrontati dai suoi provvedimenti. In particolare, la politica di gestione dei migranti, con il decreto preparato dall’esecutivo che già ha scatenato non poche polemiche, finendo addirittura con l’essere rigettato da un tribunale, quello di Catania, generando un vero e proprio conflitto tra poteri dello Stato.
Anche Amato si dimostra scettico nei confronti del provvedimento che, a suo dire, denota la difficoltà del governo di fronte alla materia dei flussi migratori.
“Si tratta di norme di difficilissima applicazione, per dirla in modo garbato, e poco rispettose dei diritti. Se un ragazzo non è in grado di dimostrare la minore età, che fai, lo ributti in mare?”
“L’Europa riconosca lo status di rifugiato economico”
Una difficoltà che per l’ex presidente del Consiglio riguarda l’intera Europa, che riconosce lo status di ‘rifugiato politico’ ma non quello di ‘rifugiato economico’. In questo modo, avverte, finisce col trovarsi impreparata e confusa di fronte alle migliaia di persone che varcano i suoi confini non perché perseguitati politicamente ma per problemi di sostentamento.
La proposta di Amato, di conseguenza, è quella di un riconoscimento dei rifugiati economici, con parametri ben definiti dalla stessa UE.
“Perché l’Europa non riconosce lo status di rifugiato economico, assumendosi la stessa Europa la responsabilità di fissarne i presupposti? Non è ammissibile sul piano dei diritti umani che si accolgano i perseguitati dei regimi e si respinga chi scappa da carestia e fame. Che cosa tornano a fare in quei Paesi se non c’è niente da mangiare?“
A questo si aggiunge il problema della mancata formazione dei migranti che arrivano sul territorio italiano. Amato cita l’esempio della Germania per parlare di come funzione un sistema che riesce a integrarli nel proprio mercato del lavoro, senza lasciarli allo sbando.
“In paesi come la Germania, indipendentemente dal titolo di rifugiati, i migranti vengono ammessi ai corsi di formazione e aiutati a entrare nel mondo del lavoro. Noi in questi anni abbiamo ridotto le attività nei confronti dei richiedenti asilo. Con il risultato di lasciarli allo sbando, rendendo difficili le relazioni con la popolazione e potenziale manovalanza per la criminalità organizzata”.