Contrariamente alle prime previsioni, i socialdemocratici nazionalisti di sinistra (Smer-SD) capeggiati dall’ex premier filorusso Robert Fico hanno vinto le elezioni parlamentari in Slovacchia. I risultati preliminari diffusi stamattina dalla commissione elettorale di Bratislava, dopo lo spoglio di quasi il 100% dei distretti elettorali, vedono il partito d’opposizione Smer in vantaggio con il 23,4% dei voti. Il partito liberale filo-Ue Progresivne Slovensko (Slovacchia progressista, PS) al suo debutto in Parlamento, dopo essere stato in testa nei primi exit poll, si è fermato al 18%. L’affluenza alle urne è stata quasi del 67,4% (circa 3,7 milioni su 5,5 milioni di abitanti), la più alta dal 2002.

Slovacchia, il partito del filorusso Fico vince le elezioni, superando il partito liberale PS

Per il partito di Fico adesso la difficoltà consisterà nel riuscire a formare una coalizione che abbia una maggioranza sufficiente a controllare il Parlamento – dove in tutto entrano 7 partiti, compreso il Partito nazionale slovacco (Sns) – e, soprattutto, che funzioni. Il leader del partito arrivato terzo Voice-Sd (con il 15%), Peter Pellegrini, si è subito congratulato con Fico, proponendosi anche come partner per i colloqui di coalizione, e con convinzione ha detto ai giornalisti: “Sarà logico che Fico sia il primo a rivolgersi al nostro partito per negoziare un governo“. Smer e Fico, invece, non commenteranno i risultati del voto fino a stasera.

La presidente slovacca Zuzana Caputova, ex membro del Ps, ha dichiarato stamattina che affiderà la formazione del prossimo governo al leader del partito vincitore, indipendentemente dalle sue “preferenze personali“. Il voto di ieri, e la coalizione che ne conseguirà, costituiranno un tassello fondamentale per comprendere se la Slovacchia, membro dell’Ue e della Nato, manterrà un atteggiamento filo-occidentale o ne adotterà verso uno filorusso. Una possibilità ventilata da più parti, dal momento che Fico è apertamente filorusso e durante la campagna ha promesso elettorale di sospendere la fornitura di armi e aiuti all’Ucraina (definendo i suoi abitanti “nazisti e fascisti“), di bloccare l’adesione dell’Ucraina alla NATO e di opporsi alle sanzioni contro la Russia.

La Slovacchia resterà sulla strada filo-occidentale o ne intraprenderà una filorussa?

Fico non è nuovo al mondo della politica, né tanto meno a quello della presidenza della Slovacchia: difatti, è stato già primo ministro tra il 2006 e il 2010 e tra il 2012 e il 2018, costretto a dimettersi dal secondo mandato in seguito alle proteste scaturite dall’assassinio di Jan Kuciak, giornalista autore di inchieste sulla corruzione del partito al governo, e della sua compagna. Dal 2018 Fico ha continuato a fare politica, inasprendo i propri toni e la propria retorica razzista e sessista e ammorbidendo le proprie posizioni sulla Russia, associate a un attacco diretto a Ue e Nato. Appare dunque comprensibile perché la sua nuova nomina a primo ministro possa destare qualche preoccupazione tra le istituzioni dell’Unione Europea e i Paesi europei al fianco dell’Ucraina.

Bisogna ora capire la direzione della Slovacchia, con l’Occidente che attende sviluppi per capire se avrà un alleato nel nuovo governo o se saranno da rivedere i rapporti internazionali.