La capienza della riforma delle pensioni del 2024 subisce le prime battute d’arresto dalla crescita della spesa previdenziale, aggiornata nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanze (Nadef): senza la quota 41, esclusa per il prossimo anno, il governo adotterà solo misure ponte e penserà alla rivalutazione degli assegni pensionistici, con tagli per quelli più alti, mentre la novità assoluta dovrebbe essere la nuova Ape donna con la conferma di quota 103.

Proprio con la Nadef, la spesa per le pensioni si calcola in continuo aumento rispetto al Prodotto interno lordo. Nella versione definitiva del documento, la spesa previdenziale dovrebbe assestarsi sul 15,9% del Pil del prossimo anno, rispetto al 15,5% del 2023.

In realtà, rispetto alle stime del Documento di economia e finanze (Def) di aprile 2023, le cifre sono più basse. Cinque mesi fa, infatti, si stimava il 15,8% di spesa nel 2023 e il 16,20% nel 2024. Tuttavia, il dato più significativo è quello che riguarda la spesa delle pensioni che aumenterà, nei prossimi anni, di 20 miliardi di euro all’anno.

Riforma pensioni 2024, aumenta la spesa previdenziale: senza quota 41 solo misure ponte e rivalutazione, con la novità Ape donna

Di fronte a questo andamento delle spese per le pensioni, la riforma previdenziale da approvare nella legge di Bilancio 2024 comporterà solo delle misure ponte, senza grossi interventi pensionistici. Non ci sarà la quota 41 per tutti sicuramente tra gli interventi di pensione anticipata, cavallo di battaglia della Lega di Matteo Salvini. Già da tempo, le forze di maggioranza stanno considerando questa misura come obiettivo di fine legislatura, con buona pace dei lavoratori precoci che dovranno riparare su altre misure di uscita anticipata.

Tra queste ultime dovrebbe trovare conferma nel 2024 la quota 103 che comporta un mix di requisiti, ovvero quello anagrafico con l’età minima di 62 anni, e quello contributivo, con i 41 anni di versamenti richiesti. Proprio il requisito anagrafico non consente a chi abbia iniziato a lavorare durante gli anni dell’adolescenza di poter andare in pensione prima dei 60 anni di età ma di dover attendere ancora vari anni prima di poter agganciare la quota 103 o le altre misure di prepensionamento in vigore.

Inoltre, con la misura in vigore richiesta ai lavoratori precoci con quota 41, almeno un anno di contributi bisogna averlo versato prima del compimento dei 19 anni di età (oltre ad avere almeno un altro requisito tra l’essere disoccupato, disabile al 74% o avere carichi di cura di familiari). I vari paletti consentono solo a pochi lavoratori di agganciare questa misura.

Riforma pensioni ape donna, quali novità per l’uscita anticipata delle lavoratrici?

Novità sono previste per l’opzione donna delle lavoratrici che potrebbe integrare anche i requisiti dell’Ape sociale andandone a favorire l’uscita. La prima variazione sarebbe quella del requisito anagrafico: con l’Ape sociale si esce a partire dai 63 anni, con l’Ape donna si dovrebbero risparmiare uno o due anni. In seconda battuta, le lavoratrice potrebbero beneficiare anche di alcuni sconti per il numero di figli avuti (fino a un massimo di due anni per due figli). L’idea è quella di applicare lo sconto anche sul numero di anni di contributi.

Per la misura, sono richiesti 35 anni di versamenti, uno in meno rispetto ai lavoratori che escono con l’Ape sociale, a meno che non si tratti di disoccupati, invalidi o caregiver, categorie ammesse con 30 anni di contributi. Anche l’Ape donna potrebbe prevedere un’indennità mensile di 1.500 euro circa, fruibile fino alla maturazione dei requisiti della pensione di vecchiaia di 67 anni.

Aumenti assegni di pensione, quale variazione nel prossimo anno?

Qualche novità essenziale arriverà per le pensioni dei lavoratori che rientrino nel sistema previdenziale contributivo (post 31 dicembre 1995) e, in particolare, per i giovani ad oggi under 35. Le misure in arrivo dovrebbe andare a coprire i buchi contributivi dettati da periodi di non lavoro, di bassi stipendi e di disoccupazione. Per i giovani si attende anche un nuovo riscatto della laurea super agevolato e novità sull’adesione alla previdenza complementare.

La parte più sostanziale delle risorse nei capitoli previdenziali della legge di Bilancio 2024 sarà impiegata dal governo sulla rivalutazione delle pensioni. Il tasso di inflazione dovrebbe assestarsi intorno al 6%, rispetto al 7,3% del 2022 (poi rettificato nel dato definitivo dell’8,1%). Per assicurare la rivalutazione agli assegni più bassi e alle pensioni minime, chi ha una pensione più alta avrà aumenti molto meno consistenti rispetto all’incremento dei prezzi.