L’economia italiana affronta una fase critica, secondo quanto riportato da Confindustria nella sua recente congiuntura flash: dopo un calo nel secondo trimestre, il PIL italiano continua a mostrare segni di debolezza, con prospettive poco rosee per i trimestri a venire; la colpa sarebbe, secondo l’organizzazione, degli elevatissimi rincari dei prezzi e l’aumento dei tassi di interesse.
Confindustria: “Tassi troppo alti, il PIL ne soffre”
La combinazione di fattori negativi sta mettendo a dura prova l’intero sistema economico italiano. Afferma Confindustria:
Dopo la caduta nel secondo trimestre, il Pil italiano è stimato debole anche nel terzo e le attese sul quarto non sono migliori: al calo di industria e costruzioni si affianca la battuta d’arresto nei servizi. Non si fermano i rialzi dei tassi Bce, il credito è in caduta insieme alla liquidità, il costo dell’energia torna a salire. Ne risentono consumi e investimenti, mentre latita la domanda estera
Uno dei principali motivi di preoccupazione è l’incremento dei tassi di interesse, che sta avendo un impatto significativo sulle famiglie italiane. Dal 2022, i tassi di interesse sono aumentati di +2,84 punti percentuali fino a luglio 2023. Questo ha comportato un aggravio di interessi annui pari a +4,6 miliardi di euro sugli attuali mutui, in particolare quelli a tasso variabile, che rappresentano il 38% del totale dei mutui in Italia (162 miliardi di euro).
La stretta sui tassi sta appunto colpendo principalmente le famiglie che hanno acquistato casa con un mutuo a tasso variabile, rappresentando circa il 4,9% delle famiglie italiane, equivalenti a 1,2 milioni di nuclei familiari. Per queste famiglie, l’aumento dei tassi significa un onere aggiuntivo di +3.683 euro di interessi all’anno, equivalente a un aumento mensile di +307 euro sulla rata del mutuo. È importante sottolineare che non si tratta necessariamente di famiglie a basso reddito, poiché la proprietà immobiliare e il mutuo sono più comuni tra le famiglie a reddito elevato.
Aumenta l’influenza e diminuisce la produzione industriale
Inoltre, l’inflazione, che si attesta al +5,3% annuo a settembre, ha contribuito a complicare ulteriormente la situazione economica. I prezzi energetici al consumo sono cresciuti (+1,7% annuo), mentre le quotazioni di gas e petrolio sono risalite. La Fed ha mantenuto il tasso USA al 5,50%, ma la Bce ha aumentato il suo tasso al 4,50% per combattere un’inflazione che si protrae troppo a lungo.
Il settore industriale sta soffrendo con una nuova caduta della produzione (-0,7% a luglio), mentre i consumi sono rimasti fermi nel secondo trimestre e la fiducia delle imprese nei servizi è diminuita. La spesa degli stranieri in Italia è aumentata del 10% rispetto al 2022, ma l’industria sta attraversando una fase difficile.