La Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna all’ergastolo per Riccardo Pondi, il 42enne di Ravenna accusato dell’omicidio della moglie Elisa Bravi, consumatosi a Bagnacavallo (Ravenna) nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 2019. L’uomo l’avrebbe uccisa, strangolandola, per gelosia: da un po’ si era convinto che l’avesse tradito con un altro uomo.
Omicidio Elisa Bravi, definitivo l’ergastolo per il marito Riccardo Pondi
Elisa è morta, l’ho uccisa io.
Con queste parole Riccardo Pondi la notte tra il 18 e il 19 dicembre 2019 aveva confessato ai carabinieri di Bagnocavallo, in provincia di Ravenna, di aver ucciso la moglie Elisa Bravi, 31 anni. Avevano da poco messo a letto le due figlie quando, preso dall’ira, le aveva stretto le mani attorno al collo fino a farla morire.
Si era convinto che la donna lo tradisse: ne era geloso, non poteva accettarlo. Così, al culmine di una lite, dopo ormai due mesi di crisi di coppia, aveva scelto il gesto estremo. In primo grado era stato condannato a 24 anni; poi la Corte d’Appello bolognese, escludendo che l’uomo avesse agito perché incapace di intendere e di volere e riconoscendo tutte le circostanze aggravanti del caso, aveva fatto lievitare la pena all’ergastolo. Sulla stessa scia si è mossa anche la Cassazione, che ha confermato la precedente sentenza: Pondi dovrà restare in carcere tutta la vita.
I suoi difensori avevano cercato di insistere sull’insussistenza di una delle aggravanti, quella della minorata difesa. E avevano chiesto ai giudici di rivedere i documenti alla base della perizia psichiatrica.
La reazione della difesa alla sentenza
Uno dei legali che ha difeso l’imputato, l’avvocato Ermanno Cicognani, ha spiegato di essere
convinto che la perizia di primo grado sulle sue capacità abbia molte criticità. Abbiamo lottato fino all’ultimo – ha aggiunto – i giudici ci hanno dato torto. Alla lettura delle motivazioni, valuteremo se la giustizia sovranazionale potrà dare risposta a certi aspetti che a noi sembrano ancora oggi critici.
Per esprimere il suo disappunto per il risultato della sentenza, il collega, l’avvocato Francesco Manetti, ha invece fatto riferimento a un altro caso di cronaca: quello relativo alla morte di Giulia Ballestri, uccisa – insieme all’amante – dal marito geloso.
Uno Stato che applica la stessa pena a Matteo Cagnoni (condannato all’ergastolo per il duplice omicidio, ndr) e a Riccardo Pondi, ha probabilmente inserito troppi elementi rigidi e lasciato poca discrezionalità ai giudici. Mi riferisco alla diversità degli elementi processuali emersi e non al tipo di reato.
Un successo per le parti civili
Si sono detti soddisfatti, invece, gli avvocati di parte civile Annalisa Porrari e Giuseppe Della Casa.
Il risultato pone fine a un iter processuale che ha provocato estremo disagio alla famiglia, ogni volta costretta a rivivere un dolore mai sopito. Erano in ansia per la sentenza: si auguravano non venisse riconosciuta una inesistente semi-infermità. Il risultato lo hanno dunque accolto con grande soddisfazione,
hanno fatto sapere riferendosi ai genitori della vittima e alle due figlie di Elisa Bravi. A riportarlo è il Resto del Carlino. La sentenza è arrivata a poche ore da quella con cui la Corte d’Assise del Tribunale di Genova ha condannato a 24 anni e 6 mesi Alberto Scagni, il 42enne accusato di aver ucciso la sorella Alice a Quinto il primo maggio dell’anno scorso.
Anche nel suo caso l’accusa aveva chiesto l’ergastolo. Alla fine però due delle tre aggravanti contestate dal pm sono cadute e l’imputato, come la difesa aveva chiesto sulla base degli accertamenti effettuati, è stato riconosciuto seminfermo di mente. Dopo aver scontato la condanna dovrà trascorrere tre anni in una Rems ed essere curato. Così uno dei legali che lo assistono ha commentato il risultato: Alice Scagni uccisa dal fratello Alberto, la reazione dell’avv. Caselli Lapeschi (difesa) alla sentenza di condanna: “Più che soddisfatti, ora attendiamo le motivazioni” | ESCLUSIVA.