Il Senato accademico dell’Università di Padova vieta, con una delibera, ai suoi professori di insegnare nelle università telematiche. Daniela Mapelli, rettrice dell’Ateneo patavino, in un’intervista a “Il Mattino di Padova” parla della decisione come di un tentativo di contrastare “una situazione concorrenziale o di conflitto di interessi”, facendo riferimento, fra l’atro, al diverso rapporto fra professori e studenti e alla diversa qualità della ricerca esistente fra i due diversi tipi di Ateneo.
L’Università di Padova proibisce ai docenti di insegnare nelle telematiche, intervista al prof. Enrico Ferri, docente di Filosofia del Diritto all’Unicusano
Parliamo di questi aspetti con Enrico Ferri, professore ordinario di Filosofia del Diritto all’Unicusano ed autore del volume “L’università al tempo della Rivoluzione telematica”, Edicusano, 2022.
D: Professor Ferri, ha letto l’intervista della Rettrice dell’Università di Padova, quale è stata la sua prima impressione?
R: La professoressa Mapelli parte dalla constatazione che nel periodo 2021/2022 le università telematiche sono cresciute del 410,9%, mentre quelle “in presenza” hanno avuto una flessione, cioè una perdita di iscritti. Invece di interrogarsi sui motivi di questa situazione, caldeggia misure che ostacolino l’insegnamento attraverso la telematica, fornendo giustificazioni fondate su dati non reali o pretestuosi.
D: A suo avviso, quali sono le principali motivazioni della crescita delle telematiche e della diminuzione degli iscritti nelle università in presenza?
R: Soprattutto con il Covid ci si è resi conto di un dato elementare: per frequentare i corsi universitari, stabilire un contatto permanente con i docenti e i loro collaboratori, per interagire con gli altri studenti, non è necessario recarsi ogni giorno ad una certa ora in un luogo fisico, distante semmai centinaia di chilometri dalla propria residenza. Attraverso la telematica ed un’adeguata organizzazione lo studente può studiare con modalità all’avanguardia, ad esempio con la verifica dell’apprendimento quasi del tutto assente nelle università tradizionali. Ha a sua disposizione, ogni giorno, dalle 9 alle 18, un tutor della materia ed il docente che fa didattica e ricevimento dal lunedì al venerdì. Almeno questo accade all’Unicusano.
D: Come spiega la flessione degli iscritti nelle università in presenza?
R: Vorrei innanzitutto farle notare che la formula “università in presenza” è impropria e fuorviante. Solo una piccola minoranza di iscritti a queste università frequenta i corsi, frequenza di regola non obbligatoria altrimenti il numero degli iscritti precipiterebbe. Mi piacerebbe sapere se la Rettrice Mapelli conosce la percentuale dei frequentanti nel suo Ateneo. Tale presenza non è rilevata e nessuno la conosce. Questo è il paradosso delle “università in presenza”: tale presenza è minoritaria e sconosciuta! La flessione delle iscrizioni è a mio avviso dovuta essenzialmente a due fattori: perdita di fiducia sul valore di un titolo di studio universitario e aumento dei costi, a partire dagli affitti, che nelle grandi città spesso sono insostenibili, soprattutto per le famiglie a basso reddito o con più figli iscritti all’università.
D: La Rettrice dell’ateneo patavino sostiene che le università pubbliche, come la sua, andrebbero maggiormente tutelate rispetto alle 11 telematiche, tutte private. Che in queste ultime ricerca e “terza missione”, cioè divulgazione scientifica, non vengono svolte. Sono dati reali?
R: Meraviglia il fatto che la rettrice di un ateneo importante come quello di Padova, dove io ho conseguito il dottorato di ricerca in anni lontani, ignori che la Sapienza ha anche un’università telematica, l’Unitelama e che un’altra telematica, la IUL, è stata costituita attraverso un consorzio di università pubbliche.
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D: Le università telematiche fanno ricerca?
R: Tutte le università in Italia, pubbliche e private, in presenza o telematiche, sono periodicamente valutate dall’ANVUR per la qualità della loro ricerca.
D: Lei è stato valutato?
R: Ovviamente si!
D: Le possiamo chiedere come?
R: Un mio studio è stato valutato “molto buono”, un mio articolo in rivista “eccellente”.
D: Le università telematiche svolgono attività di divulgazione?
R: Noi abbiamo una radio, due canali televisivi e un quotidiano, tutti a diffusione nazionale, che trattano anche tematiche scientifiche e culturali. Credo che basti, ma può darsi che a Padova facciano di meglio.