La rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli, ha istituito il divieto per docenti e ricercatori dell’Ateneo di insegnare nelle Università telematiche. Una posizione giudicata anacronistica dai presidi dell’Università Niccolò Cusano, alla luce dell’evoluzione contemporanea della didattica e del rapporto tra studenti e docenti.

L’Università di Padova e il divieto ai docenti di insegnare nelle telematiche, il prof. Gino Bella, preside della facoltà di Ingegneria Industriale all’Unicusano: “Il solito pregiudizio contro le telematiche”

La Rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli, ha rilasciato un’intervista a ‘Il Mattino di Padova’ nella quale argomenta la decisione di istituire il divieto a docenti e ricercatori di insegnare nelle università telematiche. Un provvedimento scritto nero su bianco che è dovuto, spiega, alla necessità di arginare “un sistema, quello delle università telematiche, che in questo momento si pone sul panorama nazionale in modo concorrenziale squilibrato e distorto” rispetto alle università in presenza.

Una posizione che non rappresenta una novità, come sottolineano i presidi delle facoltà dell’Università Niccolò Cusano che, raggiunti da Tag24, hanno esposto il loro punto di vista sulla vicenda. A partire dal professor Gino Bella, Preside e coordinatore della facoltà di Ingegneria Industriale, facoltà all’avanguardia per ricerca e innovazione, che già in passato aveva contestato i giudizi superficiali espressi da Selvaggia Lucarelli nei confronti proprio dell’Università Niccolò Cusano.

Per Bella il problema alla base di affermazioni come quelle della rettrice dell’Università di Padova riguarda il mondo che è ormai cambiato, con “il covid che ha accelerato una serie di processi e i più non lo vogliono vedere“. Il preside di Ingegneria Industriale sottolinea, invece, come “gli studenti spesso sono molto più intelligenti dei rettori, capiscono le cose con una certa rapidità“.

Il prof. Bella contesta come nella decisione dell’Università di Padova si faccia di tutta l’erba un fascio parlando delle telematiche. Un ragionamento “molto superficiale perché – spiega – c’è differenza tra le singole università telematiche, come c’è tra quelle in presenza“. Una superficialità dietro la quale, però, si intravede “la solita idea che nelle telematiche non si fa ricerca e non sono università adeguate“, figlio di un clima pregiudiziale verso la didattica a distanza.

Bella, allora, ricorda da un lato come Ingegneria Industriale sia prima nella procedura di Valutazione della Qualità della Ricerca delle Università e dei Dipartimenti, condotta da ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) e, dall’altro, come la stessa MIT (Massachusetts Institute of Technology) – negli ultimi vent’anni sempre prima o seconda nelle classifiche mondiali – eroghi moltissimi corsi interamente online.

Oltre al discorso della qualità, però, per il preside Bella ne esiste un altro, legato al fatto che “le università telematiche stanno cominciando a erodere in modo significativo la popolazione studentesca“, il che alimenta il “retro pensiero che stiano erodendo un bel pezzo del fatturato” delle università in presenza.

Il prof. Mario Risso, preside della facoltà di Economia all’Unicusano: “Provvedimento anacronistico che riduce le possibilità di arricchimento culturale per il sistema universitario italiano”

Che il mondo sia cambiato lo sottolinea anche il professor Mario Risso, preside della facoltà di Economia, per il quale il provvedimento dell’Università di Padova rappresenta “un ritorno al passato“, in cui erano presenti forti pregiudizi verso le università telematiche.

Il prof. Risso ritiene che un simile provvedimento comprima le possibilità per i “ricercatori, strutturati in un’università pubblica statale, di interagire con le realtà più avanzate della didattica telematica che non solo è presente ma è ormai imprescindibile“, nel mondo post-Covid in cui viviamo. “È un innalzamento di barriere – spiega – che fa perdere possibilità di arricchimento reciproco e di miglioramento complessivo di tutti gli attori del mondo universitario italiano“.

Il rischio ancor più grave, sottolinea infine il preside di Economia dell’Unicusano, è di produrre un atteggiamento di “ghettizzazione” che coinvolge circa il 10% della popolazione studentesca italiana oggi iscritto nelle università telematiche (dati Anvur).

La prof.ssa Laura Guidetti, preside della facoltà di Scienze Motorie all’Unicusano: “Sbagliato ragionare per compartimenti stagni”

Dal canto suo, la preside della facoltà di Scienze Motorie, Laura Guidetti, mette in evidenza, anzitutto, come il divieto non sia una novità, dal momento che “in tutte le università esiste una procedura per la quale il docente strutturato, per insegnare in un’altra università, chiede il nulla osta” alla propria università.

La professoressa Guidetti contesta, anzitutto, la vecchia e anacronistica distinzione tra ‘didattica a distanza’ e ‘didattica in presenza’, figlia di quel mondo ormai cambiato e che non esiste più, richiamato anche dai suoi colleghi. “La didattica si evolve” ha detto la preside di Scienze Motorie, ed “è difficile ragionare per compartimenti stagni netti, perché è molto utile la didattica a distanza ma lo è anche l’incontro in presenza. L’ideale – conclude – sarebbe ragionare su sistemi che si integrano tra loro“.

Permangono, tuttavia, dei problemi e delle disparità che andrebbero approfondite, riguardanti ad esempio i cosiddetti corsi ‘blended’, che uniscono l’apprendimento tradizionale e faccia a faccia con la formazione online, oggi consentiti solo alle università in presenza. Queste ultime, fa notare Guidetti, “non curano la parte ‘a distanza’ come fanno le telematiche, tenute a seguire regole, anche molto stringenti, la cui applicazione non viene adeguatamente controllata quando i corsi online vengono svolti da un’università in presenza. Si tratta – conclude la preside – di un vulnus che andrebbe indagato“.

In merito all’eccellenza rappresentata nello specifico dall’Università Niccolò Cusano, ricordiamo, infine, che la stessa ANVUR ha attribuito all’Unicusano il secondo posto tra le università non statali – che include realtà come la Luiss e la ‘Vita Salute S.Raffaele’ di Milano – nella classifica relativa alla terza missione, riconoscendo il ruolo giocato in questo senso dalle emittenti Radio Cusano Campus e Cusano Italia Tv, e dal quotidiano online Tag24.it.