Sono stati resi noti i dati Istat relativi all’inflazione per il mese corrente e a settembre si è registrato un leggero rallentamento, attestandosi sul 5,3%. La discesa è dovuta ad un generale rallentamento dei beni alimentari, pur soffermandosi però su valori decisamente marcati (+8,6%). C’è però un aumento da un altro fronte, quello dei beni energetici non regolamentati (per cui luce e gas a mercato libero e soprattutto carburanti) e dei servizi di trasporto.

Istat, prosegue il rallentamento dell’inflazione: frena il carrello della spesa

Una netta frenata riguarda i prodotti alimentari parte del carrello della spesa. Fermo restando che i dati di cui si sta parlando sono in ogni caso elevati, il rallentamento è innegabile. Da un +9,4% (su base annua) di agosto, si è passati ad un +8,3% (sempre su base annua) di settembre, con un decremento di oltre un punto percentuale. Il calo riguarda anche i prodotti ad alta frequenza d’acquisto, che da un +6,9% scendono ad un +6,6%, con una flessione però molto più contenuta.

Istat, prosegue il rallentamento dell’inflazione: bene anche la Germania

Il rallentamento dell’inflazione non riguarda solo il mercato italiano ma anche quello dei principali partner europei, Germania in primis. Pur con le divergenze già note in tema di gestione dei flussi migratori, con un colloquio a distanza tra Meloni e Scholzv, l’economia tedesca resta la principale partner italiana per quanto riguarda gli scambi commerciali, con un export che supera i 150 miliardi di euro. L’Ufficio federale di statistica tedesco ha presentato i nuovi dati provvisori certificando un’inflazione al 4,5% a settembre, con un sensibile calo rispetto al 6,1% di agosto.

A fronte di questi miglioramenti in tema di inflazione, tanto in Italia quanto in Europa, la penisola deve però fare i conti con il calo della fiducia di imprese e consumatori. Le stime di settembre prevedono infatti una nuova flessione per entrambi gli indici: la fiducia dei consumatori scende dal 106,5 al 105,4 mentre quella delle imprese cala dal 106,7 al 104,9. Diversi i temi che spingono verso questo calo, tra tutti l’incertezza economica con una conseguente stretta del credito e soprattutto il caro prezzi, con un forte impatto sull’economia.