La Roma di Mourinho è sicuramente il principale flop tra le grandi di questo inizio di campionato. La campagna acquisti operata da Pinto aveva fatto sognare i tifosi giallorossi con arrivi come Lukaku, Paredes e Renato Sanches, ma la realtà è ben diversa. Cinque punti in sei gare e solo due punti sopra la zona retrocessione. Le vittorie con lo Sheriff e L’Empoli sembravano aver ridato scossa a un ambiente spento ma il quattro a uno subito dal Genoa ha riportato i giallorossi nell’orlo della crisi.
Nell’era dei tre punti solo un’altra volta era andata così male ed era la stagione 2010-11, la prima della nuova proprietà con Luis Enrique in panchina. Una stagione conclusa con le dimissioni dell’allenatore ex Barcellona e con più ombre che luci. Per Mourinho ci sono ancora trentadue giornate per recuperare tutto e la zona Champions dista sette punti. Rispetto alla scorsa stagione la squadra giallorossa ha collezionato otto punti in meno, un dato negativo superato solo dall’Udinese di Sottil (che ha collezionato dieci punti in meno rispetto all’annata 2022-2023). Per Mourinho invece è il peggiore avvio della sua carriera in campionato. Nemmeno con il Chelsea, nel 2015/16, aveva fatto peggio (7 punti). I capitolini, tra l’altro, hanno conquistato appena 2 vittorie nelle ultime 15 sfide di Serie A.
La scarsa condizione atletica della Roma
Oltre a un discorso di tattica c’è un grosso problema per quanto riguarda la condizione atletica. L’addio di Matic, la partenza di Ibanez e l’infortunio di Smalling hanno levato certezze agli uomini di Mourinho. Nel crollo storico di Marassi c’è di tutto: da una condizione atletica precaria che ha portato all’infortunio di Llorente (il nono ko muscolare stagionale) a un attacco che senza gli spunti di Lukaku e Dybala non decolla, fino ad arrivare all’aspetto forse più preoccupante perché quasi nuovo, il crollo mentale.
A differenza di molte gare con il portoghese, la squadra la squadra è crollata psicologicamente, trovando spesso rimonte o reazioni nei finali di partita. I tifosi sono sempre rimasti fedele all’allenatore ex Chelsea e Inter ma i risultati stanno facendo cambiare idea alla piazza, in molti pensano che la finale di Budapest era il momento perfetto per lasciarsi. La speranza è che ora la qualità indiscutibile dell’organico capitolino possa accendersi per provare a risollevare il morale di una piazza sempre più scossa dalle numerose sconfitte in Serie A che l’hanno quasi portata in zona retrocessione.