Luca Ricolfi sul Messaggero analizza il dibattito suscitato dallo spot pubblicitario dell’Esselunga: “In generale – scrive l’editorialista – gli esponenti della destra apprezzano lo spot, a partire da Giorgia Meloni che lo trova ‘bello e toccante’. Mentre quelli della sinistra lo criticano, anche se non tutti (con la consueta franchezza, Antonio Padellaro confessa di pensarla come Giorgia Meloni). Quanto ai social non è affatto vero che la gente sia divisa. La stragrande maggioranza dei commenti è favorevole, spesso addirittura entusiasta. Ma perché lo spot della Esselunga ha suscitato tanto interesse e tanto consenso?”.

“Una storia ben raccontata e non una predica”

Ricolfi si dà alcune risposte, una delle quali molto originale, forse l’unico ad averla espressa: “Una ragione che, stranamente, non mi pare di aver sentito evocare da nessuno. Questa ragione è il completo cambiamento del formato dello spot, che è diventato molto più lungo e, soprattutto, racconta una storia.

Non più messaggi brevi e pretenziosi, non più situazioni improbabili o demenziali, non più lusinghe del consumatore e poco credibili gratificazioni dell’ego, bensì una storia semplice, comprensibilissima, e capace di andare dritta al cuore. Senza sottintesi ideologici, senza ipocriti messaggi umanitari, senza pretese di educare nessuno o di salvare il mondo. In breve: un racconto, non una predica”. Come succedeva a Carosello.

Stefano Bisi