Carlo Bonomi, presidente della Confindustra, si trova ora a Berlino dove ha luogo il forum (il quinto) tra le tre grandi potenze manifatturiere europee: Italia, Germania e Francia. Nel corso di un’ampia intervista, Bonomi ha ribadito la grande preoccupazione verso il debito pubblico italiano, in costante aumento, e lo spread, che proprio ieri ha toccato i 200 punti.

“Ho visto che il ministro Giorgetti ha detto che il solo aumento del differenziale quest’anno brucerà 15 miliardi. È una manovra finanziaria. Io credo che sia stata sbagliata la strada che ha preso la Bce. La sola strada dell’aumento dei tassi per combattere un’inflazione importata non serve. Anzi, il rischio è la recessione. Bisognava equilibrare l’aumento dei tassi, come avvenuto negli Stati Uniti, con altri stimoli.”

Bonomi: “In Italia bisogna rivedere la spesa corrente”

Il leader di Confindustria ribadisce nuovamente il bisogno di intervenire in maniera massiccia sul debito pubblico e abbassare sensibilmente la spesa corrente, arrivata alla cifra record di 1100 miliardi annuali:

“In Italia il vero tema è che bisogna rivedere seriamente la spesa corrente, sono oltre 1100 miliardi all’anno: da qualche parte si potrà risparmiare? Francamente i due miliardi di tagli previsti sono pochi”.

Bonomi: “La Germania non è il malato d’Europa”

La questione del debito pubblico italiano è materia corrente al momento poiché citata dallo stesso ministro dell’economia, Giorgetti, che ha evidenziato come il previsto taglio del cuneo fiscale sarà finanziato in deficit. Il margine di manovra per il governo italiano è basso e non era possibile, sostiene il ministro, agire diversamente.

Il tema principale del forum a cui partecipa Bonomi riguarda però i rapporti economici tra i principali partner europei e il presidente di Confindustria fa particolare riferimento alla Germania. Nonostante i rapporti politici siano ultimamente molto tesi, con al centro la questione migranti, gli scambi commerciali vanno a gonfie vele e lo dimostrano i dati dell’export, con un focus su quello alimentare: nel 2022 hanno toccato (complessivamente) i 168 miliardi di euro. Tuttavia, gli indici sembrano evidenziare un rallentamento della Germania, certificando la recessione per il 2023.

“Siamo preoccupati. In generale c’è un rallentamento del commercio mondiale. Però, certo, la Germania sta rallentando in maniera consistente. Noi siamo un’economia di trasformazione basata sulle esportazioni, e in presenza di una domanda interna asfittica, la Germania ci ha sempre garantito un buon andamento dell’economica. Insomma, non possiamo mai gioire se i tedeschi vanno male.”

La preoccupazione verso l’attuale stato di salute tedesco, tuttavia, non si trasforma in allarmismo. Bonomi, infatti, respinge con forza il concetto di Germania come nuovo “malato d’Europa”. Se è indubbio un rallentamento attuale, è la crescita a doppia cifra degli anni precedenti a rende meno grave il momento.

“Negli anni di Schroeder fece una serie di riforme strutturali molto importanti. E la produttività continua ad essere alta. Tra il 2000 e il 2019 quella della manifattura tedesca è cresciuta del 44%, l’italiana del 17%. Chiaro, assistiamo a un momento di ripensamento di un modello che era incentrato sull’energia a basso costo dalla Russia e su due pilastri per la difesa e la tecnologia, Stati Uniti e Cina. Ora anche la Cina sta avendo problemi di crescita. E gli Stati Uniti hanno lanciato una sfida di competitività enorme con l’Inflation reduction act (Ira).”