Ho letto commenti di sorpresa sulla notizia che il Grande Oriente d’Italia ha disposto le bandiere a mezz’asta nel giorno della scomparsa del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Semmai c’era da sorprendersi del contrario, visto che ogni cittadino e ogni associazione dovrebbe partecipare al lutto per la morte di un’autorità dello Stato italiano. Inoltre era giusto il tributo al presidente emerito perché autentico difensore dei valori del Risorgimento, cari ai massoni, che ha testimoniato anche il 20 settembre del 2010 con la deposizione di una corona alla Breccia di Porta Pia.

Il 20 settembre del 2010 si recò a Porta Pia

Secondo Stefano Folli non tutti hanno compreso quanto sia stato rilevante il giudizio sul Risorgimento come cardine dell’identità nazionale maturato da Napolitano. “Non che il Pci non avesse una sua idea chiara del processo che portò all’unità e poi al contrastato sviluppo economico della seconda metà dell’Ottocento – scrive Repubblica – . Ma era un giudizio intriso di quel tipo di ideologismo che non piaceva al presidente emerito, il quale amava invece investigare la realtà senza mai prenderne le distanze. È dunque merito del figlio Giulio aver toccato questo punto cruciale”. E “ha citato le celebrazioni per i centocinquanta anni dell’Unità nel marzo 2011. Fu quello un passaggio essenziale nel disegno della presidenza”.

In quella stagione “senza retorica, furono fissati alcuni punti fermi di quel patriottismo che intendeva affermare i valori dell’identità comune senza scivolare in forme di nazionalismo destinate in seguito, già verso la fine del secolo, a entrare con forza nel dibattito pubblico”. Anche per questo è stato giusto abbrunare i labari.

Stefano Bisi