Domani sera, a Lione, l’Italia affronterà la Nuova Zelanda per il suo terzo impegno in questa World Cup dopo le vittorie con bonus contro Namibia e Uruguay. Se parlassimo di qualsiasi altro sport, la frase precedente sarebbe di una banalità disarmante. Ma, visto che si parla di rugby, affrontare la Nuova Zelanda significa sfidare gli All Blacks. E sfidare gli All Blacks significa anzitutto confrontarsi con la Haka, la celebre danza d’ispirazione maori che anticipa i confronti con gli uomini in nero. E sfidare la Haka significa avere quintali di pelo sullo stomaco. A Lione (ore 21, diretta tv Rai 2 e Sky Sport 1) sono in palio i quarti di finale del Mondiale francese e sarà importante anche il prologo della partita.
Italia-All Blacks significa sfidare la Nuova Zelanda e la Haka. E, se alla Haka rispondi in un certo modo, le porte della leggenda si spalancano
Nella storia si sono visti tanti modi di fronteggiare la danza, a parte quello canonico di tenersi stretti, abbracciati a centrocampo. Il modo più sbagliato è senz’altro quello che l’Italia di Pierre Berbizier offrì al Mondiale 2007, sempre in Francia. Gli azzurri decisero semplicemente di ignorare la Haka, formando un cerchio a centrocampo che suscitò diverse polemiche non solo tra tifosi e appassionati nostrani. Perché alla Haka non si volta le spalle, a meno che non ti chiami David Campese, non indossi la maglia dell’Australia a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90, e per spezzare la tensione non ti metti in un angolo a calciare il pallone.
Nel ’96, furono tutti i Wallabies a ignorarla e, secondo il capitano John Eales (detto “Mister Nessuno” ma solo perché “Nessuno è perfetto”), fu la prima ragione per cui uscirono sconfitti con una tranvata da 43-6. È invece diventato a dir poco leggendario il gesto del tallonatore inglese Richard Cockerill che, il 22 novembre del ’97, piantò il grugno su quello dell’omologo neozelandese Norm Hewitt. Cockerill fu preso per la collottola dal suo capitano Martin Johnson e il seguente “What the f**k have you done?” (“Che c…o hai fatto?”) è entrato pure quello nella storia. Altro a mettersi faccia a faccia, nel 1989, fu l’irlandese Willie Anderson, prendendo a braccetto gli altri e trascinandoli con sé. Da capitano doveva “spiegare” cosa si aspettava dai suoi compagni. E dal pubblico (non a caso in delirio).
Ai Mondiali in Giappone, Farrell e l’Inghilterra furono multati
Diciamolo: oggi come oggi, e proprio “a causa” di Cockerill e Anderson, una cosa del genere non si può più fare e incorri addirittura nel fischio dell’arbitro. Esiste infatti una regola che vieta di oltrepassare la linea di centrocampo prima della partita. L’Inghilterra fu multata di 2000 sterline proprio perché, quattro anni fa, passò quella linea mentre il capitano Owen Farrell si mise in faccia un sorrisetto di sfida. La sanzione fu contestata dalla stessa federazione neozelandese.
Mondiale 2003: i tongani eseguono la Sipi Tau, la loro danza, contestualmente alla Haka mandando in tilt tv e cerimoniale. Mondiale 2007: i francesi indossano le magliette del colore della loro bandiera e Sebastien Chabal detto “L’Orco” fissa gli All Blacks uno a uno con la faccia di quello che sta decidendo la ricetta con cui cucinarli. Novembre 2008: i gallesi si fermano a centrocampo; la danza finisce e loro lì, a fissare quelli in nero anche loro bloccati. Minuti di silenzio interrotti solo dalla preoccupazione dell’arbitro che deve dare il calcio d’inizio pressato dalle tv. I gallesi però: “O si muovono prima loro, o qui ci piantiamo le tende”. Finale del Mondiale 2011: sempre i francesi, che stavolta si schierano come a formare la punta di una freccia.
Il modo peggiore di fronteggiare la Haka? Quello dell’Italia nel 2007
Ora, in tutti i casi che abbiamo citato, difficilmente i neozelandesi sono usciti sconfitti. E una ragione ci sarà, come ci sarà una ragione se l’irlandese Brian O’Driscoll uscì dopo pochi secondi dalla sfida dei British & Irish Lions contro gli All Blacks nel 2005.
Di tanti modi di affrontare la Haka, ce n’è stato uno bellissimo. Anno 2008: gli All Blacks sono in tour nel Vecchio Continente e sfidano la franchigia irlandese del Munster, dove trovano gli ex compagni di nazionale Howlett, Mafi, Manning e Tipoki. Che eseguono anche loro la danza. Anche il Munster perde, ma solo allo scadere…
Il quarto turno della Rugby World Cup Francia 2023 e come vederlo in tv e in streaming:
- 27/9, Uruguay-Namibia 36-26
- 28/9, ore 21, Giappone-Samoa, Rai Sport e Sky Sport
- 29/9, ore 21, Nuova Zelanda-Italia, Rai 2 e Sky Sport
- 30/9, ore 15, Argentina-Cile, Sky Sport
- 30/9, ore 17.45, Fiji-Georgia, Sky Sport
- 30/9, ore 21, Scozia-Romania, Sky Sport
- 1/10, ore 17.45, Australia-Portogallo, Sky Sport
- 1/10, ore 21, Sudafrica-Tonga, Sky Sport
Le classifiche dei gironi:
GIRONE A: Francia* 13; Italia** 10; Nuova Zelanda** 5; Uruguay* 5 e Namibia 0.
GIRONE B: Irlanda 14; Sudafrica 10; Scozia* 5; Tonga* e Romania* 0.
GIRONE C: Galles 14; Fiji* e Australia 6; Georgia* e Portogallo* 2.
GIRONE D: Inghilterra 14; Samoa* e Giappone* 5; Argentina* 4; Cile 0.
* una partita in meno
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