Domenica, nella cittadina di Banjska, c’è stata una sparatoria in cui è morto un poliziotto kosovaro albanese. Ciò ha causato gravi tensioni fra la Serbia ed il Kosovo: quest’ultimo accusa i serbi di essere dietro il comando paramilitare responsabile della sparatoria. Il premier kosovaro Kurti ha chiesto sanzioni internazionali perché la Serbia possiederebbe un vero e proprio arsenale di armi non dichiarato.
Le tensioni fra Serbia e Kosovo e perché i kosovari chiedono sanzioni internazionali
La sparatoria di domenica ha causato scontri e tensioni al confine fra la Serbia ed il Kosovo, con il primo paese che non ha mai riconosciuto la dichiarazione d’indipendenza unilaterale del secondo paese nel 2008. Da anni i politici serbi cercano di trovare un modo di riunirsi al Kosovo e sfruttano ogni possibilità per sobillare lo scontento fra i cittadini serbi del Kosovo.
Anche in Kosovo il clima politico non è tranquillo, ma il premier Albin Kurti cerca di sfruttare la situazione per compattare il paese. Durante un discorso parlamentare, Kurti ha affermato:
L’arsenale militare dei professionisti serbi che hanno attaccato Banjska era composto da armi provenienti dalla Serbia.
Ha quindi proceduto ad elencare le armi che la Serbia possiederebbe per attaccare il Kosovo, comprendenti un veicolo blindato, granate, AK47, lanciarazzi, e altre armi e munizioni: il tutto varrebbe un milione di euro. Questo sarebbe sufficiente, per Kurti, per arrivare a delle sanzioni internazionali contro la Serbia, che avrebbe tutte le intenzioni di riconquistare il Kosovo.
Nel frattempo, in Serbia si sono celebrati i funerali dei tre agenti morti negli scontri di domenica, che facevano parte del commando di 30 uomini che avrebbe attaccato una pattuglia di polizia kosovara poco oltre il confine. La Serbia ed il premier Vucic hanno sempre negato la paternità dell’attacco, ma l’UE per bocca dell’Alto rappresentante degli Esteri Borrell ha detto che vigilerà affinché si possa trovare una (difficile) soluzione diplomatica.