Il 28 settembre 2003, sull’Italia scesero le tenebre: non è l’inizio di un romanzo fantasy, bensì il ricordo del più massiccio blackout nella storia della nazione. Ad esclusione della Sardegna e alcune isole minori, il Paese venne immerso in un’ombra senza precedenti che durò dalle prime ore del mattino fino alla sera in alcune regioni meridionali. Il Grande Blackout del 2003 ebbe delle conseguenze importanti: nel 2021 ci fu il rischio di un nuovo grande blackout europeo.
Il Grande Blackout del 2003: cosa successe
L’incidente ebbe origine in Svizzera, quando un albero cadde su una linea elettrica durante un temporale, interrompendo il flusso di energia verso l’Italia. Ciò provocò un effetto domino, con tutte le centrali elettriche italiane che registravano un calo di tensione e si spegnevano automaticamente per precauzione. Anche se parti della Francia e dell’Austria furono temporaneamente interessate, riuscirono a ripristinare la corrente in breve tempo.
Durante il blackout, si verificarono diversi problemi tecnici. Le auto-esclusioni dei pompaggi idrici e l’intervento degli alleggeritori di carico non furono sufficienti a prevenire il calo della frequenza. Gruppi di generazione, soprattutto termici, si scollegarono prematuramente, rendendo la situazione insostenibile e culminando nel collasso totale del sistema alle ore 3.28.
Sintetizzando, il problema principale fu l’eccessiva temperatura delle linee elettriche di transito, che superavano i limiti di sicurezza. Il coordinatore svizzero ETRANS e il centro di controllo italiano GRTN non riuscirono a comunicare efficacemente, portando a scelte inadeguate sulla quantità di energia da staccare.
Gli studi successivi all’evento
Questo incidente significativo portò a un approfondimento da parte di varie autorità e organizzazioni. Studi e rapporti furono condotti da AEEG (ora ARERA), CRE (autorità francese), UCTE (associazione dei gestori di rete europei), GRTN (ora sostituito da Terna), e altri, si misero a cercare di comprendere e analizzare ogni dettaglio e causa dell’evento, per evitare conseguenze simili nel futuro.
Prima dell’evento, l’Italia era interconnessa alla rete europea attraverso quindici linee ad altissima tensione. La produzione di energia elettrica era diversificata, e il fabbisogno era coperto in parte dall’importazione da vari paesi europei. Tuttavia, c’erano discrepanze tra le importazioni reali e quelle programmate.
L’incidente rivelò numerosi problemi, tra cui il monitoraggio inadeguato della rete, tarature di frequenza restrittive, e la mancata installazione di apparecchiature di sicurezza nei punti critici.
Le analisi post-evento misero in luce una gestione “ottimistica” da parte svizzera e una mancanza di percezione delle criticità da parte italiana. Fu così evidenziato il bisogno di maggior coordinamento e di norme più chiare per gestire il sistema elettrico transnazionale.
Il ripristino dell’energia e le conseguenze del grande blackout del 2003
Il ripristino dell’energia fu un processo laborioso, con migliaia di manovre effettuate e porzioni di rete rialimentate progressivamente. Circa 30.000 persone furono bloccate nei trasporti ferroviari, e si stima che 177 GWh di energia non furono distribuiti/venduti. Fortunatamente, il fatto che il blackout avvenisse di notte durante il weekend mitigò parte del danno economico.
Il blackout portò così a una serie di incidenti e disagi. Migliaia di persone rimasero bloccate nelle strade e nei mezzi di trasporto, e si verificarono incidenti mortali e ritardi significativi. La mancanza di energia elettrica causò problemi in ospedali, blocchi di treni e difficoltà di comunicazione.
In particolare, l’episodio avvenne durante la Notte Bianca a Roma e in molti si ritrovarono bloccati nei mezzi di trasporto e al buio.
La ripartenza delle centrali non fu immediata. Le centrali idroelettriche furono le prime a ripartire, seguite dalle termoelettriche. Il ripristino dell’energia avvenne in modo disomogeneo sul territorio italiano, evidenziando le carenze organizzative e tecniche nel Paese.
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Il rischio di un nuovo blackout europeo a gennaio 2021
L’8 gennaio 2021, un’interruzione nella rete di trasmissione ha diviso l’area sincrona dell’Europa continentale in due, causando variazioni di frequenza in entrambe le aree. Nel Nord-Ovest, la frequenza è scesa, innescando la disconnessione di servizi in Francia e Italia e l’attivazione di potenza di supporto. Nel Sud-Est, è stata registrata una sovrafrequenza, con attivazione di contromisure. Grazie a interventi automatici e coordinati, la situazione è stata stabilizzata e le aree ricollegate. ENTSO-E ha informato la Commissione europea e altri enti, avviando un’indagine dettagliata secondo il Regolamento (UE) 2017/1485.