Le ultime novità in tema di pensione riguardano la riduzione dell’orario di lavoro e la possibilità di ottenere più soldi per chi ritarda l’uscita dal lavoro. Parliamo del part time per i pensionati e del bonus Maroni, che rappresenta uno sgravio contributivo per coloro che rimandano il pensionamento. Nel tentativo di affrontare l’affannosa questione del superamento della riforma Fornero, il governo Meloni ha ben pensato di introdurre un incentivo economico per coloro che scelgono di non andare in pensione subito.

Le prime considerazioni sul futuro delle pensioni evidenziano una combinazione di misure storiche e nuovi progetti. Secondo diversi esperti, si tratterebbe di una rispolverata di vecchie misure combinata a nuovi progetti, dunque il vecchio e il nuovo che ritornano con uno schema ben preciso che indica chi esce e chi entra dal sistema previdenziale. In questo concetto, si sviluppa il concetto della pensione part time e il bonus Maroni, che coinvolge sia i pensionati che i pensionandi. Vediamo insieme le ultimi novità per chi decide di ritardare l’uscita dal lavoro e chi opta per la riduzione dell’orario di lavoro.

Pensioni più soldi a chi ritarda l’uscita

Potrebbe sembrare l’ultimo tentativo di coprire la falla legata alla riforma Fornero, che ormai appare insuperabile per evidenti ragioni finanziarie. Attualmente, si sta discutendo l’introduzione del part – time pensione, mentre è già stato attivato il bonus contributivo per coloro che optano di ritardare il pensionamento.

Il punto però è un altro, e riguarda la possibilità di estendere lo sgravio contributivo, attualmente applicato solo su Quota 103, anche ad altre misure.

È importante sottolineare che, esistono diverse difficoltà legate alla misura Quota 103, la prima delle quali riguarda la presenza di un assegno pari a 5 volte il trattamento minimo. Se a questo si aggiunge la possibile introduzione della pensione part time, il quadro diventa molto più complesso.

Nelle ultime ore, complice le incertezze per il futuro previdenziale, sono moltissime le domande ricevute che sollevano il problema della pensione part – time, importata dai paesi scandinavi. Si tratta della riforma del sistema previdenziale italiano che segue un modello basato su attitudini, fattori e falle che poco rispecchiano l’andamento sociale, lavorativo e pensionistico dell’Italia.

La prima amara constatazione è legata alla riforma di un sistema preso a modello dalla Svezia, dove esiste la possibilità di scegliere di ritardare l’uscita dal lavoro in modo graduale attraverso la riduzione delle ore di lavoro, ricevendo in cambio una rendita rapportata alla riduzione delle ore lavorative. La pensione part time rappresenterebbe una rendita aggiuntiva allo stipendio ridotto.

Lo strumento viene adottato per agevolare il graduale ricambio generazionale, ma anche favorire l’alleggerimento della quota lavoro da parte dei più anziani, permettendo un’uscita graduale già a partire dai 62 anni di età.

Quota 103: 3 opzioni di scelta alla pensione

Nella legge di bilancio 2023 è stato introdotta la Quota 103, che molto probabilmente verrà rinnovata dalla prossima manovra finanziaria.

Parliamo di un sistema che permette l’accesso alla pensione, a condizione vengano soddisfatti 62 anni di età e 41 anni di contributi, entro il 31 dicembre 2023.

La caratteristica principale di questa misura è la cristallizzazione del diritto alla pensione, che offre la possibilità di restare sul posto di lavoro e utilizzare la formula di accesso alla pensione in un secondo momento.

Si tratta di un meccanismo legato alla Quota 100, 102 e 103, che permette di congelare il diritto alla pensione. Tuttavia, per l’applicazione di questo sistema, è necessario che tutti i requisiti vengano maturati nei termini. Solo in questo modo sarà possibile utilizzare la misura in un tempo successivo alla scadenza.

Alla luce di queste considerazioni, per i lavoratori che rientrano nei requisiti previsti per l’accesso alla misura Quota 103, emergono almeno 3 alternative:

  • ritirarsi dal lavoro con la pensione anticipata;
  • richiedere il bonus Maroni ricevendo un aumento dello stipendio e restando sul posto di lavoro;
  • utilizzare il principio della cristallizzazione del diritto alla pensione restando sul posto di lavoro non presentando la richiesta per il bonus Maroni.

Più soldi in busta paga meno soldi in pensione, ecco come funziona il bonus Maroni

L’INPS nel messaggio n. 2426 del 28 giugno 2023 e nella Circolare n. 82 del 22 settembre 2023, spiega le istruzioni per l’ambito di applicazione dell’incentivo al posticipo del pensionamento ai fini pensionistici, in particolare: 

“Al riguardo, si precisa che la fruizione del beneficio in esame non modifica la determinazione dell’importo delle quote di pensione calcolate con il sistema retributivo, le quali sono determinate sulla base della retribuzione pensionabile, in applicazione delle disposizioni normative vigenti per la gestione pensionistica a carico della quale è liquidato il relativo trattamento pensionistico.” 

“Con riferimento, invece, alla quota di pensione contributiva, l’esonero produrrà effetti sul montante contributivo individuale che verrà determinato applicando alla base imponibile, per i periodi interessati dall’incentivo, l’aliquota di computo nella percentuale prevista a carico del datore di lavoro”.

In altre parole, lo sgravio contributivo permette di ricevere un incremento del 9,19% nella busta paga, cioè più soldi nello stipendio. Tuttavia, è importante notare che questo sgravio potrebbe produrre degli effetti sul montante contributivo, con il potenziale effetto di ridurre l’importo della rendita pensionistica.

In conclusione, si consiglia di valutare attentamente ogni possibile effetto sulla pensione. è importante sottolineare che, le considerazioni possono variare in base ai casi individuali.