La lotta dei millennials per fermare la crisi climatica non si ferma: sei giovani portoghesi denunciano 32 paesi davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Crisi climatica, sei giovani portoghesi accusano 32 paesi davanti alla Corte di Strasburgo

Le proteste per la crisi climatica sono all’ordine del giorno e molto spesso i militanti in prima fila sono i giovanissimi. Claudia, Martim, Mariana Agostinho , Sofia, André Oliveira e Catarina Mota sono i sei ragazzi portoghesi – tra gli 11 e i 24 anni – che hanno trovato il coraggio di denunciare 32 paesi davanti alla Corte di Strasburgo per violazione dei diritti umani.

Oggi, mercoledì 27 settembre 2023, inizia ufficialmente il processo davanti alla Cedu. L’appello dei ragazzi risale al 2020: l’accusa rivolta alle grandi potenze è quella di inattività nel contrasto della crisi climatica che sta affliggendo sempre di più il nostro mondo. I governi saranno tenuti a rispondere della violazione dei diritti umani. Aumento incessante delle temperature, inondazioni, incendi e tempeste sono diventate calamità sempre più frequenti.

La preoccupazione per il pianeta da parte dei ragazzi continua a crescere e non hanno alcuna intenzione di smettere di farsi sentire. Questo procedimento potrebbe dare origine a nuovi precedenti giurisprudenziali in merito alla lotta climatica che comporta la violazioni di alcuni diritti umani fondamentali come quello alla vita.

I paesi coinvolti e gli incendi in Portogallo nel 2017

I paesi che dovranno difendersi nel processo portato avanti dai giovani portoghesi alla Corte di Strasburgo sono tutti i membri dell’Unione Europea, più Regno Unito, Norvegia, Svizzera, Turchia, Russia e Finlandia. Anche l’Italia si dovrà difendere di fronte ai ventidue giudici della Cedu. La nazione di Putin non parteciperà al procedimento invece, in quanto esclusa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo in seguito all’inizio della guerra contro l’Ucraina. I restanti paesi schiereranno 80 avvocati, mentre i ragazzi saranno sostenuti da Global Legal Action Network, un’associazione no-profit che ha accompagnato l’iniziativa tramite un crowdfounding.

Il motore principale che ha spinto i sei ragazzi ad intraprendere l’azione legale è legata al numero elevato di incendi che nel 2017 ha distrutto oltre ventimila ettari di foresta nel distretto del Pedrogao Grande in Portogallo e causato centinaia di vittime.