Cos’è l’assistente materna? Si tratta di una nuova figura lavorativa che nel 2024 affiancherà e supporterà le neo mamme in un periodo cruciale della loro vita come la nascita di un figlio.

Il Governo, ha messo a disposizione tra i 100 e i 150 milioni di euro da investire proprio nella nuova professione.

Già nella Nadef, la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza che sarà esaminata oggi dal Consiglio dei Ministri ci potrebbe essere un primo riferimento alla proposta che vedrà poi la sua approvazione o nella prossima legge di bilancio o nel collegato alla legge di bilancio. 

Cos’è l’assistente materna: i compiti da svolgere

Il compito dell’assistente materna sarà quello di affiancare le madri nei primi 6 mesi di vita del bambino creando un rapporto tra lei e il genitore.

Infatti, non solo questa risponderà telefonicamente o i videochiamata, a seconda delle esigenze, ma si recherà direttamente a domicilio per sostenere le donne in questa prima fase della maternità

L’assistente materna dovrà quindi rispondere a tanti e piccoli quesiti che per le neo madri possono rappresentare dei grandi problemi, provocando in alcuni casi anche un forte senso di inadeguatezza che può sfociare anche nella sindrome depressiva post partum.

In concreto l’assistente materna dovrà occuparsi di spiegare alla madre come comportarsi in determinate occasioni e situazioni che riguardano il figlio come ad esempio spiegare al meglio come fasciare il piccolo o come comportarsi nel momento del primo bagnetto o ancora come agire nel momento in cui il neonato ha il singhiozzo o non smette di piangere.

Il senso della nascita di questa figura è quello di compensare quella rete parentale composta da nonne, zie o sorelle maggiori che dispensavano consigli pratici e che nel tempo si è andata a perdere, soprattutto per chi vive nelle grandi città e si trova lontano dalla propria famiglia.

L’assistente materna eviterebbe così alle neomamme di recarsi troppo spesso dal pediatra per problemi non medici ed anche di accorgersi di un possibile disagio delle mamme dopo il parto. 

Il corso di formazione

Questa professione è già presente in Francia, in America e nei Paesi nordici dove è nota con il nome di “doula” e ha il compito di dare serenità e fiducia alla partoriente, in armonia con le altre figure professionali presenti al momento travaglio e del parto.

Il termine doula deriva dal greco antico ed era il termine usato per le schiave di famiglia delle donne greche. Queste donne si occupavano di tutto ciò che riguardava l’assistenza personale e familiare, ed acquistavano un ruolo particolarmente importante durante il parto, dove avevano funzioni di supporto emotivo e di mediazione spirituale.

Ad oggi sono ancora numerosi i paesi in cui il percorso per avere un riconoscimento professionale e per diventare assistente materna è ancora lungo, come la Spagna, la Slovenia, la Croazia, la Grecia, oltre a quelli, come l’Ungheria, in cui il riconoscimento va di pari passo con una battaglia quotidiana per i diritti delle donne.

In Italia, questa non sarà una figura sanitaria, come avviene per le ostetriche, le infermiere o le puericultrici e per essere praticata non avrà bisogno del conseguimento di una laurea ma bensì di un corso di formazione della durata di 6 o 9 mesi.

Il modo in cui l’assistente materna dovrà operare sarà in parte stabilita insieme alle Regioni. Attualmente l’idea è quella di mettere a disposizione un servizio a richiesta delle mamme che disporranno di circa 20 ore per i primi tre mesi dalla gravidanza estendibili fino a sei mesi.

Il desiderio finale è quello di porre sul territorio tre assistenti materne ogni 20 mila abitanti. Per questo motivo il numero delle mamme supportate dalla figura in questione potrebbe variare a seconda delle zone e delle Regioni in cui si svolgerà la mansione.