In risposta a una serie di sismi nei Campi Flegrei, l’inquietudine tra la popolazione cresce. Gli specialisti cercano di rassicurare la comunità, ma gli sviluppi recenti richiamano alla memoria eventi di quattro decenni fa. Ecco cosa successe 40 anni fa nei Campi Flegrei, ovvero durante l’ultima grande crisi bradisismica.

La situazione attuale nei Campi Flegrei: crisi bradisismica come 40 anni fa?

Durante la notte del 27 settembre, è stato registrato un sisma di magnitudo 4.2, segnando un incremento nell’attività sismica nella regione. Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), ha sottolineato la connessione tra l’attività sismica e le dinamiche vulcaniche profonde.

L’Ingv assicura un monitoraggio continuo, ma la predizione precisa degli eventi rimane incerta. L’intensificazione della sequenza sismica richiama la situazione critica vissuta 40 anni fa, rendendo essenziale una aumento della vigilanza sulla zona. L’area ovest di Napoli, inclusa Pozzuoli, è particolarmente interessata.

Il professor Giuseppe De Natale, anche lui dell’Ingv e vulcanologo, lo scorso 18 settembre aveva messo in guardia il Prefetto di Napoli, richiedendo l’evacuazione delle abitazioni site nella zona di Agnano-Solfatara.

Nonostante l’aumento dell’attività sismica, tuttavia, non ci sono prove concrete di un’imminente eruzione vulcanica. L’Ingv mantiene alta la vigilanza, osservando con attenzione le variazioni nel comportamento vulcanico e nelle emissioni di gas. Nel mese di agosto, sono stati registrati 118 terremoti, con un notevole aumento di eventi di magnitudo tra 1.0 e 3.0, principalmente concentrati nelle aree di Pozzuoli, Agnano, Solfatara-Pisciarelli, Bagnoli e il Golfo di Pozzuoli.

Crisi bradisismica Campi Flegrei: area sotto controllo

Le rilevazioni evidenziano un sollevamento del suolo nell’area di Pozzuoli e un aumento costante delle temperature superficiali e dei parametri geochimici. La quantità di CO2 emessa dall’area della Solfatara è comparabile a quella dei vulcani attivi, sottolineando la necessità di monitoraggio continuo.

Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV, ha evidenziato l’importanza di seguire attentamente l’evoluzione di questa area geologicamente attiva.

Attualmente, si osserva un sollevamento del suolo con velocità che raggiungono i 15 millimetri in alcune aree, segno di un’attività sismica costante. Queste deformazioni, unite a scosse di bassa energia, non permettono di fare previsioni certe sul futuro, ma rimangono motivo di preoccupazione e di studio costante per gli esperti del settore.

Oltre alle scosse sismiche, gli scienziati tengono d’occhio diversi parametri, come la composizione chimica dei flussi idrotermali e le variazioni dell’inclinazione del suolo. Questi dati, uniti a misurazioni di accelerazioni di gravità e analisi geofisiche e geochimiche, contribuiscono a creare un quadro dettagliato dell’attuale stato di attività dei Campi Flegrei.

Campi Flegrei 40 anni fa: la crisi bradisismica del 1982-1984

Quasi 40 anni fa, i Campi Flegrei furono protagonisti di un periodo di intensa attività sismica, conoscendo l’intenso fenomeno del bradisismo. Nel 1983, la zona visse momenti di terrore a causa di terremoti che raggiunsero il quinto e poi il settimo grado della scala Mercalli, causando evacuazioni, danni e del legittimo panico.

Più precisamente, il 4 settembre 1983 è un giorno che i residenti di Pozzuoli difficilmente avranno dimenticato. L’emergenza sismica causò evacuazioni di massa, la creazione di tendopoli e la rilocazione di pazienti e detenute.

La crisi non si fermò nel 1983. Nel 1984, la regione visse altri momenti di angoscia, con terremoti di magnitudo 4 e un aumento esponenziale dell’attività sismica. Questa serie di eventi traumatici portò a una seconda diaspora di residenti. Tuttavia, dall’inizio del 1985 la situazione cominciò a stabilizzarsi, ma il ricordo di quei giorni difficili persiste tra la popolazione locale.

Oggi, l’area dei Campi Flegrei è sotto stretta osservazione da parte di enti come l’INGV e il CNR. Gli strumenti tecnologici moderni, come i radar ad apertura sintetica (Sar), sono impiegati per monitorare ogni minimo cambiamento nel terreno e nell’attività sismica. Inoltre, gli esperti rassicurano su un’eventuale eruzione imminente di quello che, ricordiamo, è un Supervulcano.