Cosa è successo durante lo stupro delle due cuginette di 10 e 12 anni a Caivano è scritto chiaramente nelle ordinanze con cui la Procura di Napoli Nord e quella per i minori hanno tratto in arresto i 9 ragazzi – di cui 7 minorenni – che avrebbero preso parte agli abusi. Si tratta di pagine scioccanti, in cui i pm incaricati di seguire il caso hanno ripercorso, passo dopo passo, le violenze subite per tempo dalle vittime. A riportarle è il Corriere della Sera.
Stupro delle due cuginette a Caivano: cosa è successo
Stando a quanto ricostruito finora, gli abusi si sarebbero protratti lungo un arco temporale di tre mesi: una volta a casa di uno dei ragazzi accusati di stupro; le altre nella “capanna” e nel “vicolo dei tossici”, come le vittime hanno chiamato, davanti agli inquirenti, un’isola ecologica e un campo di calcio abbandonati di Caivano.
Abusi, ma anche minacce.
Chiamo tuo padre e gli mostro i video,
una delle tante. Rivolte alle ragazzine per convincerle ad avere rapporti sessuali. Un altro éscamotage consisteva nel sottrarre loro i telefoni cellulari: glieli avrebbero riconsegnati solo in cambio di “particolari attenzioni”. Un vero e proprio calvario, iniziato quando la più piccola delle due si era innamorata di uno dei ragazzi del branco che le avrebbe poi stuprate.
Lui aveva 16 anni e già al primo appuntamento le aveva parlato di “sesso”. Quando l’aveva invitata a casa sua l’aveva stuprata in videochiamata con gli amici. La mamma gli aveva detto:
Lasciala stare che è piccola.
Era davvero troppo piccola: non solo per provare qualcosa, come lei stessa ha dichiarato, ma anche per difendersi da ciò che si era abbattuto su di lei in modo improvviso. Qualcosa che si sarebbe poi abbattutto anche sulla cuginetta più grande, minacciata con bastonate e sassate a subire la stessa sorte. Una delle due è affetta da “immaturità affettiva”; l’altra da un “deficit cognitivo prestazionale”. Quando la madre era venuta a sapere dell’accaduto da un cugino, su Instagram, l’aveva rimproverata, dicendosi delusa e sostenendo che l'”aveva voluto lei”.
La denuncia, le famiglie, la terza vittima
Abbiamo deciso di non raccontare nulla ai nostri genitori per paura della loro reazione e di non essere credute,
hanno spiegato agli inquirenti le due bambine, ora affidate a una comunità. Non avrebbero alle spalle famiglie in grado di sostenerle in questo momento particolarmente delicato, soprattutto in vista del processo a carico dei 9 ragazzi fermati, di cui 4 con precedenti. Secondo chi indaga questi ultimi avrebbero agito “con modalità subdole ai limiti della crudeltà”.
Non solo nei confronti delle due cuginette, ma forse anche di una terza vittima, una ragazza di 13 anni ripresa in alcuni dei video pornografici trovati sullo smartphone del gruppo, in cui si sentirebbero le voci di almeno tre degli indagati.
Video che, eliminando qualsiasi dubbio, mostrano – dicono le ordinanze – la crudezza con cui (le vittime, ndr) venivano trattate dal branco, alla mercé di cose.
La testimonianza di un amico dei ragazzi
Intercettato dai microfoni della trasmissione televisiva “Pomeriggio Cinque” un loro amico ci ha tenuto a “difenderli”, dichiarando:
Mi hanno fatto schifo, ma non mi sento di attribuirgli tutta la responsabilità, una parte è anche delle ragazze. Loro adesso sono pentiti perché non avevano proprio voglia di fare quello che hanno fatto, però un maschio che viene istigato alla fine cede alla voglia.
Non è l’unico, tra i giovanissimi, a pensarla così. E non solo a Caivano, dove, nel frattempo, sono aumentati a dismisura i controlli delle autorità sul territorio.