Sulla riforma delle pensioni per il 2024, il governo punterebbe a revisionare il sistema contributivo, quello dei lavoratori post 1995 e soprattutto dei più giovani, con misure ponte che revisionerebbero anche l’opzione donna e la quota 103. La costante di tutte le ipotesi di riforma previdenziale è la spesa pubblica, sulla quale lo specifico Osservatorio istituito presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali di Marina Elvira Calderone, ha svolto le sue analisi concludendole nel tavolo con i sindacati lo scorso 18 settembre. 

Oltre alla spesa previdenziale, pesa sulle pensioni future l’elemento demografico. Chi andrà in pensione nei prossimi decenni farà i conti con una spesa che è sempre più alta in rapporto al Prodotto interno lordo (ragione per la quale il governo intende intervenire con misure più a lungo termine per i giovani), ma anche con le carriere discontinue e con i buchi contributivi che determineranno sia la difficoltà di accesso alla pensione che gli importi limitati rispetto al costo della vita. 

Riforma pensioni 2024, si punta alla revisione del sistema contributivo

Tra le misure più attese nella legge di Bilancio 2024, figurano allora quelle per chi rientri nel sistema previdenziale contributivo, ovvero abbia iniziato a lavorare e a versare dopo il 31 dicembre 1995. Per tutti, la misura centrale di anticipo dell’uscita è quella della pensione anticipata a 64 anni, un sistema riservato solo ai contributivi che anticipa di tre anni la vecchiaia (con 20 anni di contributi), ma che richiede un importo futuro del trattamento di 2,8 volte maggiore rispetto a quello minimo.

Su questo moltiplicatore, i tecnici del governo starebbero intervenendo per favorire il raggiungimento della soglia minima. Con carriere interrotte da periodi di mancata contribuzione e a bassi salari, almeno nei primi anni di lavoro, arrivare a una pensione di circa 1.300 euro netti mensili come importo minimo non sarà agevole a tutti. 

Riforma pensioni sistema contributivo, ipotesi di agevolazione del tetto minimo di trattamento 

Da questo punto di vista, le novità maggiori dovrebbero arrivare nella legge di Bilancio per gli under 35. La prima misura sarebbe quella di favorire il raggiungimento della soglia di 2,8 (ma anche di quella prevista per la pensione di vecchiaia, fissata in 1,5 volte il trattamento minimo) mediante l’integrazione della contribuzione da lavoro con quella della previdenza complementare. La soglia minima dovrebbe essere raggiunta, quindi, sommando i contributi versati all’Inps e quelli versati ai fondi pensione. 

Nuove ipotesi di pensione anticipata e di uscita con opzione donna e quota 103

Tra i sistemi di pensione anticipata sui quali si attendono novità, quello di opzione donna riveste un’attenzione particolare, soprattutto per una revisione che vada nella direzione di favorire maggiormente i requisiti anagrafici e contributivi rispetto a quelli economici e sociali, introdotti nella legge di Bilancio 2023 (disoccupazione, carichi di cura e disabilità al 74 per cento).

La soluzione dovrebbe arrivare da un anticipo delle condizioni di uscita con l’Ape sociale, abbassando l’età di pensionamento dagli attuali 63 anni di uno o due anni (uscita a 62 o a 61 anni), e prevedendo sconti (anche sugli anni di contributi, non solo sul requisito anagrafico) per le lavoratrici con figli. 

Quasi certa la conferma di quota 103 che, nel secondo anno di sperimentazione, dovrebbe consentire ai contribuenti di avere più familiarità anche con eventuali bonus legati alla permanenza a lavoro e all’integrazione con misure di aumento degli stipendi come il taglio del cuneo fiscale.