Nemmeno il tempo di far sedimentare le parole, riflettere sull’incontro positivo di oggi a Bruxelles per discutere proprio sulla crisi in Nagorno-Karabakh, che dalla regione caucasica è arrivata in serata la drammatica notizia dell’esplosione di un deposito di carburante. Al momento, si parla di 68 vittime, sebbene 105 persone risultino ancora disperse. A comunicarlo è la Repubblica del Nagorno-Karabakh, di etnia armena, e autoproclamatasi indipendente nel 1992 dall’Azerbaigian dove la regione si trova.
Ancora sangue in Nagorno-Karabakh: esploso un deposito di carburante, 68 i morti
Si tinge dunque di tragedia l’esodo dal Nagorno-Karabakh del popolo armeno che sta lasciando l’area dopo il recente ritorno dei soldati azeri. Ma i numeri sono destinati a crescere, mentre alla stampa viene offerto un numero: 125, che sarebbe (condizionale d’obbligo) quello delle vittime della crisi fino a questo momento ed escludendo quindi l’esplosione odierna.
Un altro numero è 28.120, ed è riferito ai profughi arrivati in Armenia dalla regione, come ha annunciato lo stesso governo di Erevan. Molti vengono ospitati da familiari e amici, ma moltissimi altri devono arrangiarsi tra alberghi e centri di accoglienza. Il primo centro a essere preso d’assalto dalla lunga coda di auto è Kornidzor, la città al confine.
L’Armenia informa che sono 28.120 i profughi dalla regione: sono ospitati da familiari, amici e centri di accoglienza
L’esplosione del tardo pomeriggio di oggi sarebbe avvenuta proprio mentre tante famiglie si trovavano incolonnate per fare rifornimento di benzina e fuggire in Armenia.
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