Situazione da definire, da parte del governo, quella della cessione dei crediti d’imposta sui bonus edilizi e sul superbonus, alla luce della classificazione adottata dall’Eurostat per il 2023, e più volte cambiata in corso d’opera. Il risultato è quello di confusione in rapporto ai criteri da adottare e, nonostante l’Istat e il ministero dell’Economia e delle Finanze di Giancarlo Giorgetti, abbiano deciso di riclassificare i bonus come “pagabili”, se quelli relativi al 2022 non dovessero trovare la dovuta cessione andrebbero persi perché “trattati” come “non pagabili”.

In tutto, secondo l’ultima stima effettuata a marzo scorso, i crediti fiscali rimasti incagliati del solo superbonus ammonterebbero a circa 30 miliardi di euro. Nel frattempo, dati i pochi progressi del decreto 11 del 2023 in merito allo sblocco dei bonus edilizi, è ipotizzabile una non riduzione di questa stima nel prossimo monitoraggio delle agevolazioni fiscali legate ai lavori sugli immobili. 

Cessione crediti d’imposta bonus edilizi, si perdono quelli incagliati ‘non pagabili’ se non venduti entro novembre 2023

Chi ha fatto lavori agevolati con i bonus edilizi e con il superbonus, ed ha effettuato le spese nel 2022, rischia di perdere i crediti d’imposta non utilizzati. Ciò deriva dalla classificazione dei bonus stessi, effettuati dall’Istituto di statistica e dal ministero dell’Economia e delle Finanze, intervenuti durante il 2023 su come considerare i bonus edilizi ai fini del debito pubblico e del deficit, accogliendo le indicazioni dell’Eurostat.

L’istituto, proprio nel nuovo manuale di febbraio 2023 sulla riclassificazione del debito nel bilancio statale, aveva auspicato il cambio dei crediti edilizi con classificazione da “non pagabile” a “pagabile”. Tuttavia, per il Mef, i crediti che non verranno smaltiti entro novembre 2023 saranno trattati come “non pagabili” e ciò comporta il rischio di perdita di bonus per i contribuenti. 

Infatti, la classificazione dei bonus edilizi quali “pagabili” avrebbe comportato che i crediti dovessero essere smaltiti e quindi venduti dai contribuenti. Questo passaggio, tuttavia, non sta avvenendo. Anzi, i contribuenti si ritrovano con crediti che non riescono a piazzare alle banche ricevendo il dovuto corrispettivo.

Nel corso dell’anno, ciò avrebbe determinato l’accumulo di crediti rimasti incagliati, per un importo complessivo di 30 miliardi di euro. La scadenza del 30 novembre 2023 riguarda la possibilità per i creditori di utilizzare i bonus e i superbonus con il meccanismo della remissione in bonis. 

Cessione crediti d’imposta bonus con la remissione in bonis

Quest’ultimo meccanismo consente ai contribuenti che non abbiano fatto la comunicazione all’Agenzia delle entrate entro il 31 marzo 2023 di cessione del credito o di sconto in fattura, di provvedere in ritardo entro fine novembre e pagando una sanzione di 250 euro. Tuttavia, lo scoglio per chi deve cedere è trovare una banca, un’assicurazione o un intermediario finanziario disposto a comprare i crediti stessi. Le difficoltà nel vendere (e quelle delle banche nell’acquistare) determinano anche l’abbassamento del vantaggio fiscale per i committenti dei lavori. 

In ogni modo, la riclassificazione in “non pagabile” dei crediti d’imposta comporterebbe per i contribuenti la perdita del bonus stesso nel caso di mancata cessione o utilizzo nell’anno in corso. Lo Stato, in questo scenario, non rimborserebbe i bonus inutilizzati.

Superbonsu, per la vendita arriva la certificazione Agenzia delle entrate e Guardia di finanza 

L’Eurostat ha richiesto spiegazioni all’Italia su come intenderà risolvere la situazione. Nel caso di crediti “pagabili”, i crediti potrebbero essere venduti con allentamento dei vincoli che hanno caratterizzato gli ultimi 18 mesi. Entrerebbero in gioco anche la cessione ai terzi e il rinvio della parte non ceduta agli anni susseguenti. 

Il Mef, dunque, dovrà adottare misure che consentano di assorbire la montagna di crediti rimasti incagliati, pena il disconoscimento dei bonus in “pagabili”. Al raggiungimento di questo obiettivo sarebbe quindi indirizzata la mossa di rendere i crediti incagliati supercertificati con il bollino, in arrivo, garantito dall’Agenzia delle entrate o dalla Guardia di finanza.