Un inizio di campionato non proprio indimenticabile quello della Roma. Non solo dal punto di vista dei risultati, ma anche da quello atletico. Ad oggi la squadra giallorossa conta ben 13 infortuni muscolari. Troppi in sole sei giornate, e che ha riacceso la discussione in merito alla preparazione atletica dei calciatori. Non solo i giallorossi infatti, tantissime squadre di Serie A devono far fronte a questo problema. A tal proposito Sandro Donati, professore, allenatore di atletica leggera e punto di riferimento per la lotta al doping, ha voluto analizzare la questione in esclusiva a Tag24.it.
Professore, 13 infortuni per la Roma dopo appena sei giornate di campionato. Com’è possibile?
“Faccio un discorso generale, dato che nello specifico le preparazioni variano in base alla squadra. C’è una differenza di ritmo tra allenamento e calcio giocato, gli allenatori tendono a preservare i giocatori per evitare che si facciano male durante la settimana. Nella preparazione estiva si lavora a progressione, si comincia da poco carico e poi si aumenta di settimana in settimana. Poi nella stagione c’è un alternanza di carico per paura che si facciano male. Basti vedere le statistiche: al netto dei traumi da contatto, muscolarmente ci sono pochi stop in allenamento, che sono più frequenti durante la partita dove il rischio è maggiore dato il ritmo più alto”.
Quindi c’è una differenza tra allenamento e le partite del fine settimana?
“L’ allenamento non è stimolante rispetto alle partite del fine settimana. Tutto verte sulla velocità ed elasticità dei movimenti. In gara il giocatore da tutto e anche oltre, dunque ci sono due intensità diverse, perché in allenamento non ci sono quei ritmi. C’è una differenza tra la preparazione in settimana e la partita in se dove i ritmi sono molto più alti”.
Le partite ravvicinate non aiutano
“Non sono un degno alleato e portano a maggiori infortuni. Se si facesse un lavoro più intenso in settimana, sicuramente i calciatori sarebbero più abituati e attenuerebbero la differenza tra allenamenti e partita. Un conto è se parto da 7 per arrivare a 10, un altro se parto da 3 per arrivare a 10: in questo caso il rischio di infortunio muscolare è più alto”.
Dove bisogna migliorare?
“Sicuramente la corsa. C’è un 20-30 % di giocatori che corre in maniera discreta, ma molti no, hanno problemi di corsa che ne limitano le capacità e li espongono al rischio di infortuni muscolari. La corsa è il pane quotidiano del calciatore: non è un caso che il calcio italiano sia sceso di livello, c’è anche questa componente, ovvero la qualità della preparazione, la qualità dei gesti, della corsa che rappresenta l’essenza di questo sport. Anche perchè nei novanta minuti un giocatore tocca pochi secondi la palla, per il resto è corsa. Quindi bisogna saper correre: cambi di velocità, cambi di direzione, di ritmo, bisogna abituare i calciatori a questo”