Falso in bilancio, che cos’è? Scopriamolo insieme e analizziamo nel dettaglio il reato che rientra nel diritto societario. Vediamo anche qual è la sua storia, cosa dice la legge, cosa si rischia se si trasgredisce e qual è la pena prevista per i soggetti che compiono tale delitto.

Falso in bilancio cos’è

Il reato di falso in bilancio si verifica quando ci sono delle cifre esposte nelle scritture contabili che non corrispondono al vero. Nel diritto societario, si tratta della compilazione di false comunicazioni sociali, cioè di un rendimento non veritiero e corretto.

Ciò permette, di conseguenza, alla società, di ottenere ad esempio un ulteriore credito delle banche e di continuare con l’esercizio dell’attività. Si tratta di una pratica illegale e assolutamente scorretta che prevede pene e punizioni da parte della giustizia.

Il bilancio aziendale è un documento che, con determinate cadenze, un’azienda redige affinché i propri soci e i soggetti terzi possano reperire delle informazioni ed elaborare poi delle decisioni commerciali o comunque economiche riguardanti l’azienda stessa.

Ciò vuol dire, in poche parole, che il bilancio serve a sapere la disponibilità economica di una società, in base alla quale poi si possono fare o meno delle scelte come investimenti, assunzioni (o al contrario licenziamenti), promozioni, bonus, cambiamenti aziendali e così via.

Il documento non serve solo ai vertici, ai capi, agli investitori, ma anche a tutti i vari lavoratori e alla collettività. La giusta compilazione del bilancio aziendale è obbligatoria e inderogabile presso qualsiasi azienda. Rappresenta una sorta di garanzia al pubblico che deve essere assolutamente garantita e rispettata.

La scorretta compilazione viene considerata una frode ed è gestita come un reato nell’ordinamento italiano. Spesso e volentieri si incorre in questo delitto consciamente, per nascondere qualcosa o per permettere ad una società di raggiungere determinati obiettivi. Il falso in bilancio è una pratica illecita e vietata in Italia, secondo la legge.

La storia

Il falso in bilancio oggi nell’ordinamento civile italiano viene regolato da quattro articoli del Codice civile:

  • L’articolo 2621 (“false comunicazioni sociali”)
  • L’articolo 2621-bis (“fatti di lieve entità”)
  • L’articolo 2621-ter (“non punibilità per particolare tenuità del fatto”
  • L’articolo 2622 (“false comunicazioni sociali nelle società quotate”)

Inizialmente era contemplato solo dall’articolo 2621, che descriveva il reato come

False comunicazioni ed illegale ripartizione di utili.

Nel 1986 c’è stato però un cambiamento con il decreto firmato dal presidente della Repubblica 30/1986.Un altro importante punto di svolta è arrivato durante il governo Berlusconi II. La legge 366/2001 modificò pesantemente quanto in vigore e stravolse il contenuto.

Sempre il governo Berlusconi, con il decreto legislativo 61/2002, di fatto depenalizzaò il reato di falso in bilancio. Lievi modifiche furono fatte nel 2005 e poi una riforma risale al 2015, approvata durante il governo Renzi. Con quest’ultima si eliminò la depenalizzazione del 2002 e si riportò tutto sotto l’ambito del penale.

Oggi si torna a parlare molto di tale reato per il caos Osimhen, per il quale Aurelio De Laurentiis risulta indagato. Il presidente del Napoli è stato iscritto nel registro degli indagati dai pm della Procura di Roma. L’accusa a suo carico è appunto di falso in bilancio e si riferisce alle presunte plusvalenze fittizie nell’operazione per l’acquisto dell’attaccante nigeriano Victor Osimhen, nel 2020.

Cosa si rischia e qual è la pena prevista

In Italia oggi la pena stabilita dalla legge per chi commette il reato di falso in bilancio è la reclusione. Si può andare da un minimo di un anno fino a un massimo di 6. Diversi sono i fattori che possono influenzare la durata della detenzione (in carcere o ai domiciliari). Ad esempio la pena è maggiore se una società è quotata in borsa.