Matteo Messina Denaro è morto nella giornata di ieri e con lui sembra essersi chiusa una pagina nera della storia italiana. È tornato sull’argomento il Procuratore capo di Trapani, Gabriele Paci, che nelle annate precedenti ha rappresentato l’accusa nei processi che hanno coinvolto lo stesso boss mafioso:

“Ha giocato su più tavoli, Matteo Messina Denaro. Fino alla sua morte. Avrebbe potuto approfittare del ruolo e dell’idea di essere portatore di grandi segreti, idea vera o presunta che sia. Ma, certamente, se lui avesse parlato sarebbe stato deflagrante”.

Matteo Messina Denaro, il procuratore Paci: “Ha fatto carriera sulle ginocchia di Riina”

Il procuratore trapanese si è soffermato su quella che può essere considerata senza dubbio un’abilità messa in atto dall’ormai ex boss mafioso, vale a dire la capacità di adeguarsi a chi stava al comando.

“Ha fatto carriera sulle ginocchia di Riina, una sorta di pupillo. Poi, quando Riina è stato arrestato ed è arrivata l’era di Bernardo Provenzano, si è sintonizzato perfettamente con l’idea di Provenzano. Insomma, a seconda di chi comandava si è adeguato in modo perfetto”.

Matteo Messina Denaro e i contatti con Saro Naimo

Nel tratteggiare la figura di Denaro, appena scomparso, il procuratore Paci non può sottrarsi dal citare il nome di un altro ex mafioso, Saro Naimo, poi collaboratore con i magistrati:


“Lo consideravano l’interfaccia di Riina negli Stati Uniti. Prima di essere arrestato, Riina gli disse di parlare con Matteo. Non è un’investitura formale, ma sostanziale”.

Nel 2018 Naimo diventa particolarmente noto per i racconti fatti al processo a Messina Denaro a proposito della strage di via D’Amelio. In quell’occasione, di fronte alla Corte di Appello di Caltanissetta, tratteggiò anche quello che era il disegno di Cosa nostra per la Sicilia, in particolare l’idea indipendentista. Non un’utopia ma un progetto fondato su un movimento politico vero e proprio, Sicilia Libera, che avrebbe avuto un appoggio decisivo da parte degli emigrati siciliani negli Stati Uniti. In particolare, Naimo sarebbe dovuto essere il tramite per portare nel paese a stelle e strisce il desiderio dei mafiosi siciliani.