Angioplastica, che cos’è? Scopriamolo insieme. Vediamo tutti i dettagli della metodica utilizzata in ambito cardiologico tramite una procedura eseguita in anestesia locale sul paziente. Di che cosa si tratta? Quando serve? Quali sono i rischi? Quanto tempo una persona ci impiega per riprendersi? Ecco le risposte a tutte queste domande.

Angioplastica: cos’è

L’angioplastica è una procedura chirurgica mini-invasiva praticata da dottori ed esperti del settore cardiologico. Essa può essere necessaria quando un paziente presenta un restringimento coronarico (chiamato stenosi in ambito medico), il quale riduce il flusso del sangue al cuore. Ciò capiamo bene che potrebbe essere potenzialmente pericoloso.

La metodica in questione serve a risolvere tale specifico problema e lo fa mediante uno o più gonfiaggio oggi di un catetere a palloncino. L’angioplastica coronarica perrcutanea transluminale, meglio nota con la sigla PTCAm può essere eseguita al termine della coronografia diagnostica. Si differenzia da quest’ultima in quanto costituisce un vero e proprio intervento.

Come si esegue la procedura? Ve lo spieghiamo subito. In primo luogo però vi diciamo che a farla deve essere un dottore specializzato e, nello specifico, un cardiologo interventista e quindi, ad esempio, un chirurgo vascolare.

Il dottore, durante questa con l’operazione, inserisce in un’arteria del paziente un tubicino lungo e sottile (catetere). Generalmente ciò avviene a livello del polso (arteria radiale), dell’inguine (arteria femorale) o del braccio (arteria omerale).

Il catetere viene portato avanti fino ad arrivare all’arteria ristretta. A questo punto si inietta del mezzo di contrasto per verificare la sede precisa e l’entità del restringimento. Successivamente, se è possibile, si avanza un filo-guida all’interno del catetere e poi all’interno dell’arteria ristretta o chiusa, andando oltre l’ostruzione.

È possibile far scorrere sopra questo filo un palloncino che viene gonfiato per pochissimo tempo in modo da riaprire l’arteria. Come ultimo passo, può essere impiantato uno stent a maglia metallica per tenere aperto il punto critico a lungo tempo.

Quando serve?

Questa procedura, che come abbiamo detto è mini-invasiva, viene praticata in anestesia locale. La durata può variare dai 15 minuti a un’ora o due. Dipende tutto dal singolo caso, dalla complessità e dalla situazione del paziente.

È consigliata tale piccola operazione a tutti quei soggetti che presentano un restringimento coronarico, che riduce il flusso di sangue. Ovviamente bisogna farlo in una struttura ospedaliera e con i professionisti del settore.

Prima di questa procedura bisogna sottoporsi ad una serie di visite con dottori e con chirurghi. Sono proprio loro a indicare al loro paziente l’angioplastica coronarica se necessaria, con le relative tempistiche. Essi inoltre spiegano bene di che cosa si tratta, quali sono i rischi e altro ancora.

Rischi e pericoli

L’ angioplastica coronarica è una procedura poco invasiva ma comunque potrebbe portare delle complicazioni. Esse si possono verificare sia nel corso del trattamento, sia in un momento successivo. Le più comuni sono emorragie o lividi nel punto in cui viene inserito il catetere.

I rischi più rari sono invece:

  • Danni all’arteria
  • Emorragie
  • Reazioni allergiche al liquido di contrasto
  • Formazione di coaguli di sangue
  • Distacco di placche aterosclerotiche dall’arteria
  • Ictus
  • Infarto

Infine tale piccola operazione non è indicata per coloro che presentano aterosclerosi diffusa e grave o quando l’occlusione interessa vasi molto piccoli. Inoltre ci sono delle situazioni mediche come l’insufficienza renale grave o quella cardiaca che rendono la procedura poco raccomandabile.

In questo caso comunque è sempre il dottore ad avvertire e a valutare la situazione. Il cardiologo può optare anche per un bypass coronarico, che viene svolto in modo diverso. Dipende, come al solito, dal singolo caso e dal singolo paziente.

Quali sono i tempi di recupero?

Solitamente l’angioplastica è una procedura che si può programmare, come nel caso di Massimo Moratti, ex presidente dell’Inter. Essa prevede sicuramente il ricovero di almeno una notte in ospedale per tenere il paziente sotto controllo. Intanto vengono somministrati dei medicinali per impedire la possibile formazione di trombi.

Il consiglio poi è quello di evitare per almeno una settimana di bagnare la zona dove è stata praticata l’incisione. Anche l’attività fisica nei giorni successivi è fortemente sconsigliata. Come al solito poi è importante seguire un corretto stile di vita, fare movimento e seguire le terapie prescritte dal medico.