Sono in corso in questo momento presso il terzo piano del Tribunale Arbitrale dello Sposr di Losanna le udienze, rigorosamente a porte chiuse, del complicato caso di positività inerente alla giovane pattinatrice di figura su ghiaccio Kamila Valieva. L’atleta era stata trovata positiva ad un’età non sanzionabile, 15 anni, allo stimolante trimetazidina, farmaco vietato dal Codice mondiale antidoping.

L’arbitrato diretto dall’avvocato britannico James Drake finirà dopodomani 28 settembre, con un eventuale giorno di riserva. Il 25 dicembre 2021, quando a San Pietroburgo si svolgevano i campionati nazionali russi, la ragazza era stata sottoposta a controllo antidoping con la positività dichiarata solo a febbraio dopo che la stessa aveva già partecipato ai giochi invernali di Pechino alla gara a squadre, con cui aveva vinto la medaglia d’oro.

L’opinione del più importante medico anti-doping

A seguito della positività della Valieva la classifica non è mai stata ufficializzata e di conseguenza le medaglie non assegnate. Nel mentre il medico francese famoso per casi di anti-doping, JeanPierre de Mondenard, ha parlato in Radio dicendo che la Wada non ha riscontrato miglioramenti delle prestazioni atletiche dopo l’assunzione del farmaco da parte dell’atleta russa.


“Questo farmaco migliora la vita dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari, ma non certo le loro prestazioni atletiche. La Wada non ha e non ha mai avuto prove che confermino che la trimetazidina influenzi le prestazion. La Wada sta, quindi, infrangendo le proprie stesse regole. La trimetazidina è stata aggiunta all’elenco dei farmaci vietata nel 2014 perché soddisfa almeno due dei tre criteri necessari per essere aggiunta all’elenco, incluso il fatto che ha il potenziale per migliorare o effettivamente migliorare le prestazioni atletiche

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