Stando alle ultime notizie, non sarebbero della piccola Kata le tracce di sangue rinvenute in una delle stanze dell’ex hotel Astor, l’edificio di via Maragliano da cui la bambina è scomparsa lo scorso 10 giugno a Firenze. Né ci sarebbero sue tracce nei borsoni e nei trolley sottratti a tre dei cinque indagati per il rapimento. Sono i primi risultati degli accertamenti tecnico-scientifici effettuati dal genetista Ugo Ricci.

Kata scomparsa a Firenze, le ultime notizie sugli accertamenti tecnico-scientifici: non ci sono tracce della bambina sui reperti analizzati

Nei prossimi giorni partirà il super sopralluogo voluto dalla Procura fiorentina per escludere una volta per tutte che la bambina di origine peruviana – avvistata per l’ultima volta ormai oltre tre mesi fa – si trovi ancora all’interno dell’edificio occupato in cui viveva abusivamente insieme alla sua famiglia. Per l’occasione arriverrano a Firenze anche i “cacciatori di Calabria” e si procederà con scavi nel terreno.

Attualmente sono indagate cinque persone: tre ex occupanti dell’hotel, due cugine peruviane e un uomo romeno, e i due zii di Kata. Quello materno, Abel (conosciuto da tutti come “Dominique”), finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta parallela riguardante il racket degli affitti dello stabile, per aver partecipato a una violenta aggressione ai danni di un cittadino ecuadoregno, e quello paterno, Marlon, detenuto in Perù per reati di droga.

Secondo gli inquirenti potrebbero aver preso parte al rapimento della piccola. L’ipotesi è che sia stata sequestrata a mo’ di ritorsione nei confronti dei suoi parenti. Ma non si esclude neanche che possa essere stata vittima di uno scambio di persona, venendo presa al posto di una bambina che aveva la sua stessa età e che, come lei, viveva nell’ex hotel: la figlia della compagna di un narcotrafficante peruviano arrestato lo scorso anno e ora in carcere insieme allo zio paterno di Kata.

Un uomo trovato in possesso di ingenti quantità di droga – poi sequestrata – e con diversi debiti nei confronti di chi gliel’aveva ceduta, che ora figura tra le 13 persone che il pm ha chiesto di poter ascoltare in Sudamerica perché potenzialmente “informate dei fatti”.

Indagati gli zii della piccola, i genitori: “Ci fidiamo di loro”

Negli scorsi giorni, intercettati dai microfoni dei giornalisti fuori dall’ex hotel, i genitori di Kata avevano dichiarato di avere fiducia nei loro rispettivi fratelli.

Non c’entriamo nulla – ha dichiarato ieri la mamma a Mattino Cinque News -, tutti sospettavano che io fossi coinvolta nella sparizione di mia figlia (era stata lei a denunciarne la scomparsa, ndr), ma non era così. Oggi sospettano di mio fratello, ma neanche lui c’entra. Fino ad oggi nessuno ha trovato nulla contro di noi perché nessuno della nostra famiglia ha fatto del male alla bambina.

Sia lei che il marito continuano a chiedere a chiunque possa aver visto qualcosa di farsi avanti e parlare. Più volte Katherine si è rivolta, in particolare, alla donna di origine romena che “gestiva” l’hotel e che, secondo lei, potrebbe sapere qualcosa. Tirata in mezzo anche da una nuova testimone – che ha riferito di aver sentito una donna chiamare Kata poco prima che sparisse -, Lidia però sostiene di non essere in alcun modo coinvolta nella vicenda. Quel giorno, ha detto più volte agli inquirenti, stava dormendo, perché si era sottoposta a una seduta di chemioterapia.

È probabile che venga di nuovo chiamata a testimoniare.

All’interno dell’albergo c’è sicuramente qualcuno che ha visto e sa qualcosa su mia figlia che non vuole dire – ha spiegato la mamma della bambina -. Che parli. Non è ancora tardi, c’è tempo per dire la verità.

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